AFFRONTARE UN PROCESSO A 100 ANNI? IN ITALIA SI PUO’.

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NAPOLI - Si chiama Nicolina Navarretta e la sua storia è l'emblema di quanto le lungaggini burocratiche siano un freno per il progresso del nostro Paese. Nicolina è originaria di Ospedaletto d'Alpinolo, ma da tempo vive a Roma da una nipote. Ha 97 anni e da 21 è implicata in una causa civile per questioni di eredità. Nel 1989, infatti, la madre muore lasciando due testamenti olografi: uno a Nicolina, l'altro alla sorellastra. E quest'ultima, l'anno successivo, la trascina in una querelle giudiziaria, ignara del fatto che si sarebbe protratta nel tempo
ben oltre le più pessimistiche previsioni. Infatti, iniziate nel 1990, a 
tutt'oggi le udienze che vedono coinvolte le due donne non sono ancora terminate. Colpa di posticipi, cambi di giudici ed avvocati, fatto sta che la Corte di Appello di Napoli ha rinviato la causa al 2014 quando Nicolina spegnerà le 100 candeline. E nella sfortuna deve anche dirsi fortunata, perché se la Corte non avesse accolto la richiesta del suo avvocato Luigi Morelli, la prossima udienza sarebbe stata fissata per il 2015. Amaro il commento di Morelli: «Ritardare la giustizia vuol dire negarla. Purtroppo l'Italia è al 154esimo posto al mondo per i ritardi della giustizia, una conseguenza di un ordinamento giuridico molto vecchio e assai poco efficiente». Ed è proprio per l'eccessiva durata del processo nella quale è stata coinvolta che la signora Navarretta ha chiesto allo Stato italiano l'equo indennizzo.