Politica

SI STAVA MEGLIO QUANDO SI STAVA PEGGIO? COLPA DI CHI?

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Crisi. E' questo il termine più usato negli ultimi tempi e quello che meglio delinea la situazione di degrado nella quale sta sempre più velocemente precipitando il mondo moderno. La crisi è globale ed ha coinvolto tutti i settori della società, nessuno escluso. Dall'economia alla politica, dalla cultura ai valori, dal lavoro alle istituzioni, tutto quello che, fino a pochi anni fa era certo, ora sembra essere avvolto da una coltre di nebbia che, col passare del tempo, invece di diradarsi si infittisce oscurando la visione del futuro. Tutto questo appare un po' come un controsenso: siamo nell'era del progresso,

nell'era in cui si è riusciti a superare limiti che in passato sembravano invalicabili, eppure mancano tante, troppe cose. Mancano i soldi. Manca il lavoro. Manca la coscienza. Manca la legalità. Manca il buon senso. Manca la consapevolezza. Manca la fiducia. Ma, soprattutto, manca la volontà di rimboccarsi le maniche, di assumersi le proprie responsabilità e di porre rimedio ad una situazione diventata ormai insostenibile. Non si fa altro che scaricare sugli altri le proprie colpe quando, invece di brancolare nel buio, sarebbe più giusto utilizzare le risorse che si posseggono per cercare di sanare una ferita che, con il passare del tempo, rischia di andare in cancrena. Ci troviamo in una camera buia dalla quale non è impossibile uscire. Basterebbe che ognuno mettesse a disposizione degli altri le proprie energie. Basterebbe...ci vorrebbe...si dovrebbe. Purtroppo, però, questi sono solo una serie di condizionali attuabili ma non attuati. Di conseguenza, la realtà è ben diversa. La classe politica, quella che dovrebbe dare il buon esempio e guidare il Paese, si è ormai tristemente ridotta ad una serie innumerevole di individui accecati dal potere ed assetati di denaro, il cui unico scopo è quello di badare al particolare trascurando del tutto gli interessi della collettività. E, così, i governanti si allontanano sempre più da quello che Aristotele vedeva come lo scopo primario della politica: unirsi per risolvere i problemi comuni. Invece di cercare una soluzione alle difficoltà che si trova a dover affrontare il nostro Paese, allora, la classe dirigente non fa altro che rimpinguare i propri portafogli e lucrare su una situazione che, se si continua così, rischia seriamente di divenire incontrollabile. Si promette, ma nel frattempo nulla cambia, se non i conti correnti ed i privilegi della casta. La regola del "la legge è uguale per tutti" ormai è solo un'utopia visto che le leggi sono ad personam ed anche la pietra miliare della democrazia italiana, la Costituzione, viene messa in discussione e si minaccia di modificarla. Il lavoro è poco e, spesso, mal pagato. L'età pensionabile è aumentata insieme alle imposte ed ai beni di prima necessità. I prezzi delle case sono proibitivi così come i costi di quella che, almeno in teoria, dovrebbe essere uno dei diritti inviolabili dell'uomo, la salute. L'imperativo categorico necessario per sopravvivere in questo marasma è "risparmiare". L'unica cosa di cui si può godere illimitatamente senza prosciugare ulteriormente le proprie finanze è l'aria, anche se, tra inquinamento e possibili ulteriori future tassazioni, converrebbe non abusarne. E' paradossale come tutto questo accada al culmine dell'avanzamento scientifico e tecnologico. Oggi è possibile quello che, in passato, si riteneva fosse irrealizzabile. Sono state completamente abbattute le barriere spazio-temporali. Si può essere costantemente in contatto con tutti. La medicina ha fatto passi da gigante ed operazioni che prima sembravano fantascientifiche ora sono di routine. Peccato che non si possa godere di tutti questi benefici e che, anche quando si ha la possibilità di farlo, si cerchi sempre di andare oltre perchè, come diceva il Leopardi, l'uomo è incontentabile e non è mai soddisfatto di quello che riesce ad ottenere. Si potrebbe star bene, tutti, ed invece si assiste, inermi, allo sgretolamento, ogni giorno più repentino, di una roccia costruita con secoli di sudore e sacrifici. Un proverbio dice "l'unione fa la forza"e, forse, proprio dall'unione bisognerebbe ripartire per porre fine a questo sfacelo imbarazzante. E' una catena: ogni problema ne determina un altro, e se non si provvede a cercare soluzioni concrete, questi non fanno altro che accumularsi e provocarne altri. Sembra quasi che il progresso abbia causato un regresso, ma, invece di autocommiserarsi, non sarebbe più costruttivo darsi da fare tutti, classe politica in primis, per ripulire il pantano nel quale rischiamo di affondare?