Politica

Dinamiche giovanili e rivoluzione culturale. Una lezione dal mondo arabo

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E' strano come la realtà sia sempre più sorprendente della fantasia. In Europa i giovani sono una minoranza, ma soprattutto in Italia dove, vi sono in media 1,2 figli per famiglia. Di questi solo lo 0,8% sono figli di cittadini italiani, mentre già lo 0,4% sono figli di cittadini immigrati. Tuttavia il fenomeno dell'invecchiamento della popolazione riguarda tutto il vecchio continente, dove vivere come minoranza, "sentirsi pochi", è sicuramente una sensazione sconosciuta alle generazioni precedenti. Si sa, infatti, che vedersi in tanti aiuta a sentirsi più forti, ad avere la sensazione di contare, di avere un peso...

La solitudine degli adolescenti e dei preadolescenti europei e dei paesi ricchi ha generato una serie di riflessioni e di analisi che si allargano a tutte le manifestazioni del vivere dei giovani nel terzo millennio.
Si discute del passaggio dalla famiglia patriarcale a quella "figliocentrica", poco normativa, in cui la relazione molto affettiva ed esclusiva con il proprio figlio ha portato ad un'esperienza all'interno della propria casa assai poco aperta al confronto con il contesto sociale circostante.
Gli atteggiamenti egocentrici ed un ipercoinvolgimento affettivo fanno sperimentare ai preadolescenti ed agli adolescenti un "sentirsi al centro" che in modo perverso li ripaga della solitudine relazionale e numerica di questa generazione.
D'altra parte il saper essere ed il saper fare che ci venivano richiesti dall'antica autorità paterna sono ormai lontani e la scuola arranca, senza mezzi e senza politiche nella sua rincorsa ai problemi emergenti.
Inoltre i cambiamenti economici, scientifici e tecnologici sono ormai talmente veloci che le richieste di aggiornamento dei saperi incalzano gli adulti ed i giovani con ritmi sempre maggiori, così che, nella nostra società "liquida", non si riescono più a concretizzare i propri risultati in beni duraturi: persino la laurea non vale più come sapere per tutta la vita, le specializzazioni diventano subito superate come pure gli investimenti...
Dal punto di vista economico la globalizzazione, con la crisi che stiamo vivendo, ha portato ad una precarizzazione del lavoro che prevede una esasperata mobilità ed un abbassamento del tenore di vita, va da sé che la permanenza dei giovani nella famiglia d'origine diventa effetto di situazioni sociologiche, culturali ed economiche.
Ma l'aspetto più importante e subdolo del mutamento che sta percorrendo la nostra società è quello che, attraverso i mass media ed in particolare alcuni reality show, mette a nudo la nostra intimità attraverso la sua pubblicizzazione. Così molti giovani scambiano la loro identità con la pubblicità dell'immagine...
Insomma una vita virtuale che si nutre di giochi virtuali e che allontana sempre più dalla vita reale e che poco ha a che fare con politica! Questa è proprio la conoscenza dei meccanismi istituzionali, dell'analisi dei problemi di un territorio e del mondo, e del sogno, prima che del progetto di una vita più giusta e felice per tutti. Ma lo strumento del sognare e del progettare è il desiderio...e pare che di questa importantissima funzione i giovani siano sempre più incapaci, poiché in questo fluire di tutto velocemente, le nuove generazioni dei paesi ricchi non riescano ormai più ad allontanare la fruizione di un prodotto dal suo desiderio e dal consumo.
Tutto deve avvenire contemporaneamente poiché la frustrazione dell'attesa diventa insopportabile.
Dunque ci si lamentava fino solo ad alcuni mesi fa della disaffezione dei giovani riguardo alla politica, attribuendo, certo, anche alla classe politica attuale la causa di tale distanza proprio per i fenomeni di corruzione e di interesse privato che hanno caratterizzato sempre più la gestione del potere in questi ultimi anni.
Giovani che navigano in queste acque avrebbero saputo uscirne con risorse proprie? E preadolescenti senza modelli avrebbero avuto una qualche probabilità di riscatto evolutivo ed etico potendo contare solo sugli sforzi di questa eroina solitaria che è la scuola, unica a porsi domande in questi tempi imprevedibili? Sicuramente no.
Ma è successa una cosa.
Un'intera generazione di giovani arabi dell'Africa settentrionale, che è maggioranza assoluta della popolazione, che fonda la sua esistenza sulla speranza del cambiamento perché si sente forte, che percepisce che "si è in tanti", pensa di contare e di avere un peso, che riesce, pur non disdegnando affatto l'uso della rete e dei mezzi tecnologici, a nutrire la propria vita di relazioni non solo virtuali ma fatte soprattutto di occhi, bocche e orecchie e mani che si toccano e corpi che si incontrano, che non ha, per fortuna, tutto ciò che desidera e per questo desidera e sogna fortemente, ebbene questa generazione ha avviato la più grande rivoluzione globale che si sia mai vista!!
La rivoluzione francese con i conseguenti risorgimenti si è diffusa su di un cavallo per tutta l'Europa mediterranea in anni di lotte e di informazioni lente e imprecise; i giovani arabi l'hanno fatto in pochi giorni grazie ad un uso appropriato e coraggioso del WEB con inequivocabili immagini di responsabilità ed atti di eroismo.
I giovani arabi l'hanno potuto fare perché sognavano, perché desideravano, perché c'è un limite all'avere..., pena: la dissociazione da sé.
Hanno impartito una grande lezione ai giovani europei che, memori anche di certe lontane storie di lotte... dei loro genitori e nonni..., si sono svegliati ed hanno ripreso in mano le loro vite! Rieccoli abbracciati alla realtà ed al sogno che ne è parte, rieccoli in piazza, le donne in prima fila, rieccoli al voto!
E i nostri giovani, che hanno imparato la lezione, stanno divenendo modelli e tutor per quelli più piccoli ancora,i preadolescenti che, alla domanda " Chi è il tuo modello di persona? Chi vorresti diventare? Mi hanno risposto: una velina, una cantante, un calciatore....
E alla domanda: quali sono i valori che ispirano la tua vita? Hanno risposto: i soldi, essere famosi....

 

Per finire, mi piace ricordare alle persone del nord che nutrono diffidenza e talvolta odio per il mondo arabo, che ancora una volta ( perché è già successo...) la grande novità e la civiltà vengono dal Sud.

Giovanna de Maio