ELEZIONI. DE MITA: DOBBIAMO AFFRONTARE LA TRANSIZIONE

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Avellino – Si è svolto questa mattina, presso il centro sociale "Samantha Della Porta" di Avellino, l'evento inaugurale della campagna elettorale valida per le Politiche del 24 e 25 febbraio prossimi dell'Unione di Centro di Avellino. Giuseppe De Mita, candidato della lista dell'Unione di Centro alla Camera dei Deputati – Circoscrizione Campania 2 – ha chiuso la serie di interventi dei candidati irpini dell'Unione di Centro per Camera e Senato.
'"Siamo in una sorta di linea d'ombra – ha esordito De Mita nel suo intervento - tra un futuro che si approssima ed un passato che non riusciamo a

lasciarci alle spalle. Tornare qui dopo cinque anni, in questa stessa sala, dove allora a prevalere fu più il tratto dell'amicizia piuttosto che la chiarezza dell'orizzonte politico, enfatizza la dimensione emotiva di oggi".
Poi l'analisi dell'attuale contesto in cui si va ad inserire la competizione elettorale. "Oggi - ha continuato De Mita - viviamo una condizione generale di ansia e di riluttanza rispetto al futuro perché emerge l'evidenza di un sistema che crolla, di una società che si muove in una direzione diversa rispetto a quella dell'offerta politica e di uno sgretolamento complessivo che non riesce a prendere forma nella politica. Oggi tutti coltiviamo la dimensione della dimenticanza. La memoria è la cosa più faticosa, capire qual è stata la ragione dei fenomeni del passato non è semplice. Quello che trovo più sorprendente e più emblematico di questa campagna elettorale è la circostanza di una rimozione collettiva delle ragioni che nel novembre 2011 hanno portato alla fine del governo Berlusconi e al disfacimento del sistema bipolare".
"Finora – ha detto Giuseppe De Mita - in questa campagna elettorale, ci stiamo facendo tutti trascinare dentro una lettura bipolare che non esiste più. La questione oggi non è più il Pd o il PdL, che in questo gioco meschino puntano a rilegittimarsi a vicenda. I due partiti, pur di asserragliarsi dentro una quota di potere, si legittimano a vicenda determinando una condizione rischiosa per il nostro Paese. Abbiamo discusso per anni sul pericolo del populismo, ma mentre fino a ieri questo era alimentato dal solo Berlusconi, oggi tutto il sistema politico è aizzato dai populismo: Grillo, Iingroia, la Lega, il Pdl. Oggi il populismo attraversa tutta la nostra politica e la nostra società. Non siamo stati in grado di occupare quello spazio e cioè di parlare alle persone e di spiegare che questo modello di organizzazione della politica è sradicante".
Poi lo spirito e l'approccio con cui andrebbe affrontata la campagna elettorale.
"Occorre una narrazione seria – ha dichiarato Giuseppe De Mita - di ciò che è stata l'evoluzione del nostro Paese. Abbiamo bisogno di una narrazione lunga che ci spieghi la grande crescita di questo Paese e ne individui poi il punto limite. Il punto di inizio è stato che, nel passare del tempo, a tutte le persone è stato riconosciuto il diritto di avere diritti e questo ha accresciuto gli spazi di libertà delle persone. L'elemento di solidarietà era il più forte. Da un certo punto in poi questa evoluzione della crescita ha però rotto la dimensione di solidarietà. Questo processo di crescita della persona che portato ad esponenzializzare il dato sull'individuo è all'origine della crisi di oggi".
"Dovremmo provare a ricostruire una condizione – ha continuato De Mita - per la quale la narrazione corrisponde ad una spiegazione non banale, fatta con parole di verità e che individui le possibili soluzioni ai problemi. La responsabilità di chi è nella politica è, sulla base di questa lettura, immaginare un nuovo equilibrio. Nella dialettica di questa campagna elettorale non c'è stata finora alcuna prefigurazione di un nuovo equilibrio. Il nodo è che il potere fine a se stesso non serve, svuotato di una dimensione di rappresentanza muove un meccanismo rischioso. Oggi dovremo provare ad individuare qual è la nuova dimensione di equilibrio possibile e il punto è recuperare una dimensione di rappresentanza e di composizione degli interessi".
"Anche noi partecipiamo a questo processo di rimozione della memoria – ha continuato – Il primo punto che il prossimo governo dovrà affrontare è su come si organizza la spesa pubblica, la cui riduzione va attuata con l'eliminazione dello spreco e non con i tagli. La prima questione sarà è andare a vedere chi ha più bisogno. La mia preoccupazione è che siccome questo tempo chiede a ciascuno di noi uno sforzo, anche noi tendiamo a rimuoverlo. La politica ha il dovere di non bloccare questo processo. La politica oggi è ferma, ma la società invece inizia ad annusare il cambiamento. La cosa più intelligente che dovrebbe fare la politica è fare ciò che accade che significa accompagnare ed anticipare un processo".
"La cosa importante di questa campagna elettorale perciò è narrare, è avere a riferimento la comunità, ricomporre i rapporti tra le persone. Ricostruire un rapporto di rappresentanza significa dire ciò che si può fare e come lo si fa. Abbiamo l'esigenza anche noi di ritrovarci. Abbiamo bisogno di trasformare questa moltitudine in un popolo. E per far questo dobbiamo raccontare una storia vera e darci una spiegazione vera. Le parole sono importanti e non possono essere bugiarde. E l'utilizzo delle parole dipende da noi. Dobbiamo utilizzare parole che prendono carne ed ossa e che diventano l'evidenza fisica della nostra serietà. Abbiamo bisogno di creare un movimento di popolo. Se riusciamo a trasferire questa condizione all'esterno, il grado di allargamento sarà più ampio di quello che possiamo immaginare".
"Siamo in un passaggio – ha così concluso Giuseppe De Mita - in cui il desiderio di creare una nuova condizione di prossimità passi per un processo di immedesimazione che è una cosa anche faticosa e non di superficie. Occorre che si ridetermini quel rapporto intimo che ha segnato la storia di un movimento di persone nella nostra provincia e che si dovrà ripresentare per questa campagna elettorale. C'è bisogno di riscoprire questa relazione e ciascuno è chiamato a svolgere un ruolo, senza un rapporto distintivo tra chi vota e chi è votato. Proprio noi che abbiamo questa storia, abbiamo il bisogno di recuperare nella dimensione comportamentale questo rapporto che deve diventare la cifra del nostro rigore e della nostra serietà. Serve un atto di responsabilità. Abbiamo questo dovere di affrontare il tempo. Siamo su di una linea d'ombra: c'è un futuro prossimo ed un passato che ancora ci attrae. Il cambiamento è iniziato e noi dentro le nostre comunità dobbiamo aiutare il sole a sorgere"