Avellino. Sanità, le preoccupazioni della CGIL Medici in una lettera aperta

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AVELLINO - Parafrasando "Se Sparta piange, Atene non ride", la situazione di carenze di personale sanitario, Medico, infermieristico e di altre figure professionali sanitarie nella provincia di Avellino, coinvolge ormai sia l' Azienda Ospedaliera Moscati che le strutture ospedaliere della ASL: l'Ospedale sede DEA di II livello "S. Ottone Frangipane" di Ariano Irpino e l'Ospedale "Landolfi" di Solofra DEA di I livello della rete dell'Emergenza; tutto ciò unitamente unitamente alla paventata riconversione/ chiusura prevista dai Piani attuativi delle strutture di Bisaccia

e San Angelo dei Lombardi mi spinge ad una riflessione La salute è la più grande delle ricchezze, sia per gli individui che per la società. In questo scenario, le iniziative sulla salute, dovranno puntare non solo al benessere delle persone e alla promozione della salute ma anche ad interventi di prevenzione nei luoghi di vita e di lavoro.
La sanità non ha bisogno di tagli, perché la spesa italiana per la salute resta tra le più basse tra i Paesi europei con noi confrontabili (Germania, Francia, Gran Bretagna). Ha invece bisogno, per rendere sostenibile il sistema, di essere ben governata e ben gestita in un quadro di finanziamenti certi e compatibili con i bisogni reali di assistenza dei cittadini.
Le politiche avviate negli ultimi anni hanno invece posto la questione su un piano esclusivamente economicistico, senza alcuna attenzione al vincolo del rispetto dei Livelli essenziali di assistenza.
La stessa gestione dei Piani di rientro dal deficit sanitario (che riguarda, con l'eccezione del Lazio, la maggior parte delle regioni meridionali) è ormai diventata mera politica di tagli orizzontali e indiscriminati, senza alcuna reale iniziativa di riqualificazione dei servizi. I Piani di rientro e i commissariamenti, infatti, se hanno certamente messo in evidenza il problema del riequilibrio finanziario e del controllo della spesa in contesti contrassegnati sempre più dall'esigenza di contenere la spinta a una sua espansione, non hanno dato, nella gran parte dei casi, il segno di un'inversione di tendenza convincente. Non hanno indotto a comportamenti virtuosi visibili. Per questo crediamo opportuno un ripensamento sulla questione dei commissariamenti, inserendo forme più efficaci di controllo esterno e di affiancamento che si basino soprattutto sullo sviluppo delle buone pratiche. I cosiddetti "costi standard sanitari", devono essere profondamente modificati. Il calcolo del fabbisogno finanziario delle Regioni non può infatti essere ancorato ai soli indicatori di consumi sanitari per classi di età, come è stato sino ad oggi e come resta invariato anche con questo decreto. Occorre considerare anche altri indicatori fondamentali, come il livello sociale, lo stato di salute, il livello di ammodernamento tecnologico e strutturale, la presenza di strutture e servizi sul territorio. Dobbiamo garantire una vecchiaia serena e dignitosa a tutti e combattere le fragilità ;con l'età crescono le malattie croniche e invalidanti. Tutte queste persone, quasi sempre non autosufficienti, e parliamo di almeno 3 milioni di cittadini, hanno diritto a una vita la più normale possibile. La non autosufficienza è una delle grandi priorità del moderno welfare e come tale deve trovare adeguate garanzie nei Livelli essenziali di assistenza sanitari e socio-assistenziali. Una politica di abbandono che vuole colpire anche in altri campi, come quello della salute mentale, oggetto di un tentativo di controriforma tesa a riproporre un approccio manicomiale alla sofferenza psichiatrica. O come nel caso della prevenzione e dell'assistenza nel settore delle dipendenze (droga e alcol su tutte), ormai quasi del tutto abbandonate e oggetto di continui tagli alle risorse e ai servizi territoriali. Per non parlare della odissea a cui sono sottoposte le persone disabili per veder riconosciuti i propri diritti fondamentali. Attenzione particolare va poi riservata alle politiche di salvaguardia e tutela dell'infanzia a partire da una coerente applicazione della recente legge sui disturbi dell'apprendimento. Curare le persone non significa solo guarire il corpo malato, ma promuovere la qualità della vita sia quando si è costretti a convivere a lungo con una patologia cronica che quando restano pochi mesi e giorni di vita. Il diritto alla salute deve saper prendere in carico le persone e le famiglie che convivono a lungo con la sofferenza e le malattie. Per combattere il dolore, alleviare le sofferenze e non lasciare nessuno solo di fronte alla malattia, evitando contestualmente tutte le forme di accanimento terapeutico. Possibili soluzioni sono lo sviluppo di efficaci politiche di prevenzione sanitaria, a partire dagli stili di vita e dalla diffusione omogenea in tutto il Paese dei programmi di screening e vaccinazione per le malattie prevenibili; la realizzazione di politiche efficaci di integrazione e razionalizzazione degli interventi a cavallo tra la sanità e il sociale, per favorire un migliore impiego delle risorse e un maggior coordinamento degli interventi assistenziali; l' accelerazione del processo di riorganizzazione della medicina di famiglia in forma aggregata e del complesso dei servizi territoriali, per dare risposte assistenziali appropriate, facilitare il governo della domanda e consentire agli ospedali di fare meglio il loro lavoro, che è quello di curare e assistere le emergenze e le malattie nella loro fase acuta, evitando ricoveri inutili e dispendiosi; dipartimentalizzare i servizi ospedalieri utilizzando al massimo le risorse disponibili; prevedere un sistema adeguato di valutazione della qualità delle cure e dell'uniformità dell'assistenza in tutte le Regioni, attraverso un monitoraggio costante dell'efficienza e dell'efficacia dei servizi, affidato a un organismo indipendente garante dell'equità e dell'uguaglianza nel diritto alla salute dal Nord al Sud del Paese.

 

Ma soprattutto è importante riaprire immediatamente un confronto permanente con gli operatori della sanità. Un vero e proprio "laboratorio sanità", per affrontare tutti i temi legati allo sviluppo della professionalità di questi operatori a partire dalla formazione, dalla ricerca, dalla autonomia professionale, dal loro coinvolgimento diretto nel governo clinico delle aziende sanitarie; la carenza di medici e di altre figure professionali che si sta verificando potrebbe mettere a rischio la stessa qualità dell'assistenza sanitaria.

 

Dott. Pasqualino Molinario
Segreteria provinciale FPCGIL Medici
Componente segreteria nazionale FPCGIL Medici