• Irpino.It
  • Home
  • Politica
  • Attualità
  • Cultura
  • Cronaca
  • Città
  • Territori
  • Sport
  • Multimedia
  • Speciali

Sab04202024

Last updateVen, 15 Gen 2016 10pm

Font Size

SCREEN

Profile

Layout

Menu Style

Cpanel

Feed

Back Sei qui: Home Attualità Tutte le Notizie Italia Il pane di Montecalvo al Gambrinus tra i prodotti d'eccellenza campani

Il pane di Montecalvo al Gambrinus tra i prodotti d'eccellenza campani

pane_montecalvo_185x115
pane_montecalvo_affettato_300
pane_montecalvo_lavorazione_300
NAPOLI - Il pane di Montecalvo nell'olimpo della Gastronomia Campana, tra tartufi, vini d'eccellenza e oli pregiati. Nello storico locale napoletano l'Osservatorio Appennino Meridionale, diretto da Raffale Beato, ha presentato i tartufi della Campania abbinandoli ai vini dell'Appennino Meridionale. Nell'occasione sono stati messi in mostra i prodotti di maggiore qualità campani. Tra questi il pane di "Saraolla" (Saragolla) della cooperativa agricola "La Pacchiana" di Corsano. Un motivo di orgoglio per tutta la produzione di pane 

del centro irpino che vanta numerose ottime imprese artiginane del settore. Il pane di Montecalvo è fatto con farine di grano duro della varietà "saragolla", "saraolla" in dialetto, che gli conferiscono un particolare colore giallo ed un sapore unico. Sotto la spessa crosta, la mollica si conserva morbida per più di una settimana. Tant'è che i veri intenditori locali ritengono che i giorni migliori per degustarlo siano quelli a cavallo tra il terzo ed il sesto giorno dalla produzione. Un tempo che permette anche a chi vive nelle aree metropolitane di assaggiare questo prodotto, nonostante sia necessario un giorno per trasportarlo. "Appena fatto", infatti, il pane è particolarlmente morbido, il che lo rende poco adatto ad essere affettato. Il pane fresco invece, è particolarmente gustoso nelle zuppe di legumi e nei sughi di carne, per via della sua elevata "assorbenza" dovuta alla porosità della mollica. Queste specialità con il pane fresco possono essere provate solo recandosi nella zona di produzione e fermandosi a mangiare in uno degli agriturismo locali. 
Quella del pane è una tradizione antica a Montecalvo. Siamo in uno dei luoghi di maggiore produzione cerealicola dell'Appennino Meridionale, grazie agli altipiani (altezza media 500 metri) della Malvizza e di Camporeale, lungo la valle del Miscano. Qui, forse Traiano, con il progetto alimenta intorno al 100 d. C.,  ha introdotto la colvazione dei cereali.
A Montecalvo nella società della fine dell'ottocento e dei primi del novecento il pane si cuoceva nel forno pubblico. Data la connotazione agricola del centro, quasi tutte le famiglie, vuoi perché proprietarie terriere, vuoi perché a mezzadria, erano dotate di una provvista annua di derrate alimentari che comprendevano olio, vino, salumi, formaggi, conserve e cereali. Tra questi il grano. La scorta del prezioso cereale veniva conservata in casa e molita all'occorrenza in uno dei tanti mulini ad acqua della zona. Ottenuta la farina, che aveva una sua collocazione nel "magazeo" (il magazzino), ogni 7/15 giorni veniva "ammassato lù 'pane". Comunque di buon ora, tra le 4 e le sei del mattino, "lù 'pane vinéva scànato", cioè la pasta di pane veniva fatta a pagnotte e messa in dei cestini di vimini sopra dei pezzi di stoffa innaffiati di farina. Le pezzature variavano dai cinque ai due chili. La pasta era stata preparata la sera prima utilizzando "lu criscénte", un lievito madre che le diverse famiglie si passavano tra di loro. C'erano dei veri e propri turni tra i nuclei famigliari che utilizzavano lo stesso "criscènte". Questo permetteva di non interrompere mai il ciclo di pruduzione. Una volta "scànato", il pane veniva fatto riposare per alcune ore. Quando era il momento, i cesti venivano portati al forno pubblico per la cottura. Anch'essa a turno. Questo particolare ciclo produttivo, che prevedeva più di una "condivisione di risorse", poneva il problema della conservabilità del prodotto. Infatti, il pane in ogni casa veniva "ammassato" una volta alla settimana, in alcuni casi anche ogni 15 giorni. A risolvere il problema c'era il grano di "Saragolla" che assicura la conservabilità nel tempo. Con l'arrivo della civiltà moderna, i forni tradizionali, che prima cuocevano "per conto terzi" dietro pagamento di un compenso, si sono trasformati in aziende di produzione artigianale con le annesse panetterie, e forniscono i negozi della zona. Il "pane di Montecalvo" è possibile trovarlo solo nell'area del Miscano-Ufita in Irpinia; in alcuni casi rari in alcuni negozi di Avellino. La complessità della sua ricerca, però, è largamente compensata dal piacere che offre a tavola. Pensate che in molti lo mangiano da solo!.