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Back Sei qui: Home Città Tutte le Notizie Ariano Irpino Attualità Ariano. Forum: i sacrifici umani post-unità fanno l'Italia figlia del Sud

Ariano. Forum: i sacrifici umani post-unità fanno l'Italia figlia del Sud

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ARIANO IRPINO (AV) - Il coordinatore del Forum della Gioventù di Ariano, Gennaro Vitullo, e il delegato al Comune Luca Scaperrotta hanno trascritto il seguente dovumento:" La prima pulizia etnica della modernità occidentale è stata operata all'indomani dell'Unità d'Italia dai Savoia sulle popolazioni meridionali. La chiamarono "Legge Pica", promulgata dal governo Minghetti del 15 agosto 1863 "per la repressione del brigantaggio nel Meridione". Questa legge istituiva, sotto l'egida savoiarda,

tribunali di guerra per il Sud ed i soldati ebbero carta bianca: le fucilazioni, anche di vecchi, donne e bambini, divennero cosa ordinaria e non straordinaria. Un genocidio la cui portata è mitigata solo dalla fuga e dall'emigrazione forzata, nell'inesorabile comandamento di destino: "O briganti, o emigranti". Gli effetti furono catastrofici: 5212 condanne a morte, 6564 arresti, 54 paesi rasi al suolo, 1 milione di morti.
Deportazioni, l'incubo della reclusione, persecuzione della Chiesa cattolica, profanazioni dei templi, fucilazioni di massa, stupri, perfino bambine (figlie di "briganti") costretti ai ferri carcerari. Una pagina non ancora scritta è quella relativa alle carceri in cui furono rinchiusi i soldati "vinti". Il governo piemontese dovette affrontare il problema dei prigionieri, 1700 ufficiali dell'esercito borbonico (su un giornale satirico dell'epoca era rappresentata la caricatura dell'esercito borbonico: il soldato con la testa di leone, l'ufficiale con la testa d'asino, il generale senza testa) e 24.000 soldati, senza contare quelli che ancora resistevano nelle fortezze di Gaeta, Messina e Civitella del Tronto.
A migliaia questi uomini furono concentrati dei depositi di Napoli o nelle carceri, poi trasferiti con il decreto del 20 gennaio 1861, che istituì "Depositi d'uffiziali d'ogni arma dello sciolto esercito delle Due Sicilie". La Marmora ordinò ai procuratori di «non porre in libertà nessuno dei detenuti senza l'assenso dell'esercito». Per la maggior parte furono stipati nelle navi peggio degli animali (anche se molti percorsero a piedi l'intero tragitto) e fatti sbarcare a Genova, da dove, attraversando laceri ed affamati la via Assarotti, venivano smistati in vari campi di concentramento istituiti a Fenestrelle, S.Maurizio Canavese, Alessandria, nel forte di S.Benigno in Genova, Milano, Bergamo, Forte di Priamar presso Savona, Parma, Modena, Bologna, Ascoli Piceno ed altre località del Nord.
In quei luoghi, veri e propri lager, ma istituiti per un trattamento di "correzione ed idoneità al servizio", i prigionieri, appena coperti da cenci di tela, potevano mangiare una sozza brodaglia con un po' di pane nero raffermo, subendo dei trattamenti veramente bestiali, ogni tipo di nefandezze fisiche e morali. Per oltre dieci anni, tutti quelli che venivano catturati, oltre 40.000, furono fatti deliberatamente morire a migliaia per fame, stenti, maltrattamenti e malattie.
Vennero incarcerati insieme assassini, sacerdoti, giovani, vecchi, miseri popolani e uomini di cultura. Senza pagliericci, senza coperte, senza luce. Vennero smontati i vetri e gli infissi per "rieducare" con il freddo i segregati.
Spesso le persone imprigionate non sapevano nemmeno di cosa fossero accusate ed erano loro sequestrati tutti i beni. Spesso la ragione per cui erano stati catturati era proprio solo per rubare loro il danaro che possedevano. Molti non erano nemmeno registrati, sicché solo dopo molti anni venivano processati e condannati senza alcuna spiegazione logica.
Dopo l'Unità d'Italia, la politica adottata dalla classe dirigente post – unitaria mise in crisi l'iniziativa industriale del Sud già esistente. Venne realizzato il trasferimento verso il Nord di notevoli mezzi finanziari dal Meridione per sanare il deficit pubblico del Piemonte. Per il Sud così veniva a crearsi una situazione di sudditanza finanziaria che, oltre a mortificare gli slanci imprenditoriali, ne impedivano lo sviluppo. In Campania prima dell'Unità erano fiorenti le industrie tessili, metal meccaniche, senza trascurare la lavorazione del vetro e del cristallo e la produzione di carta. Con il passar degli anni crollarono diversi istituti di credito crollarono e l'industria si trovò in grande difficoltà occupando un numero di addetti non superiore a quello del periodo borbonico. Il capitale italiano veniva utilizzato per l'87% al Nord e il resto veniva spartito fra le altre zone d'Italia.
E' proprio questa storia, fatta di soprusi, di sacrifici economici e soprattutto umani, subita dai nostri antenati, che oggi deve farci sentire fieri patrioti Italiani, perché l'"Italia è "figlia del Sud". Dopo 150 anni il mezzogiorno non è fatto soltanto di delinquenza, classi dirigenti corrotte e giovani scansafatiche, bensì di VALORI E DI SOGNI, di ragazzi e ragazze che lottano per emergere con coraggio, che giorno dopo giorno s'impegnano a costruire un'ITALIA migliore!!"