Fiat, operai in piazza. L'indotto chiede chiarimenti all'azienda

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Irpinia - Fermi gli stabilimenti Irisbus ed FMA. Le imprese dell'indotto chiedono di essere informate sulle strategie dell'azienda madre. Propongono miglioramento industriale e rinnovo del parco macchine 

per affrontare il mercato. Gli operai della FMA (Fabbrica Motori Automobilistici) di Pratola Serra hanno incrociato le braccia per otto ore consecutive per protestare contro la cassa integrazione che si protrae da diversi mesi. Anche i dipendenti della Irisbus di Flumeri dove si assemblano i pullman sono in agitazione.Fino ad ieri la produzione dello stabilimento non era in discussione, ieri mattina i vertici Irisbus hanno annunciato 10 giorni di cassa integrazione in due periodi di 5 giorni. 
Alla Irisbus di valle Ufita sono in gioco 873 posti di lavoro che a quanto si apprende sarebbero legati alle commesse della Regione Campania che ha già assegnato la gara per l'acquisto di 1046 automezzi ma ne ha ritirati solo 163. Intanto gli imprenditori dell'indotto chiedono chiarimenti perché preoccupati della crisi improvvisa dell'Irisbus. Le imprese pensano a migliorare la qualità mentre l'associazione degli industriali e l'azienda del gruppo Fiat disertano un incontro programmato. Gli imprenditori che forniscono l'Irisbus di materiali compositi per l'assemblaggio dei pullman in valle Ufita si sono incontrati. Danno lavoro a circa 600 persone. Nonostante la mancanza degli interlocutori principali, la riunione è servita ad un confronto, mai avvenuto in passato, tra gli imprenditori ed i sindacati presenti nella Irisbus, tutti preoccupati per le sorti del settore. Le aziende chiedono la costituzione di un osservatorio dell'indotto Fiat e Irisbus, eventualmente in seno al consorzio Automotive dell'associazione degli industriali, in grado di vagliare i fattori critici del settore, di coordinare le strategie, di formulare azioni e proposte comuni. In più chiedono la costituzione, a livello di enti di Governo del territorio, di un pool di esperti di mobilità e trasporto pubblico locale che, sulla scorta di un'indagine di mercato condotta nelle principali città e aree metropolitane, sia in grado di recepire bisogni e prestazioni richieste per fornire agli enti ed alla filiera produttiva indicazioni utili in ordine alle tipologie di autobus da produrre e supportarla nell'elaborazione di piani di fattibilità progettuali ed esecutivi. Le aziende credono anche nell'avvio di un programma di sviluppo, con il coinvolgimento di tutti gli attori economici ed istituzionali, per la redazione di un piano oculato di investimenti nel settore dei trasporti. Un'idea che si può sviluppare, dicono gli imprenditori in un documento, a patto che ci sia una condivisa e tenace volontà di rilancio del sistema Irisbus. Si pensa ad un consorzio per la creazione di un indotto qualificato che sfoci nella creazione di un prodotto competitivo e di qualità superiore. "Occorre tagliare le clientele – dice Alberta De Simone, capogruppo di opposizione al consiglio Provinciale – anche a costo di andare incontro ad un periodo di crisi, superato il quale, però, questa Provincia potrà guardare al futuro". Nell'incontro sono intervenuti anche i sidacalisti Dario Meninno della CGIL e Raffaele Cicchella della UGL.
"Ritengo che la Irisbus sia l'unica ad avere futuro – dice Carmine Loffredo, rappresentante delle aziende dell'indotto – ma questo passa anche attraverso l'unione delle imprese che rappresentano l'indotto e nell'innovazione dei modelli. Non bisogna trascurare – continua Loffredo – che a noi fornitori le commesse vengono fatte tre mesi prima della fornitura, momento in cui noi sosteniamo i costi, e ci vengono pagate a 120 giorni fine mese, il che vuol dire altri 150 giorni. Parte dei soldi per produrre i pullman, quindi, li anticipiamo noi. Questo credo ci dia il diritto di sapere quali siano i programmi della Irisbus".