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QUANTO VALE LA VITA? DELITTI FREQUENTI E IRRISOLTI E TRIBUNALI MEDIATICI

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In giustizia o ingiustizia? E' questo il dilemma da risolvere oggi in Italia se si vuole ritornare alla civiltà. Negli ultimi anni c'è stata una notevole escalation di aggressioni e di omicidi dal Nord al Sud, a dispetto del luogo comune che tratteggia il Meridione come il far west del Belpaese. In questa situazione i dati tragicamente rilevanti sono due. Innanzitutto, la futilità delle ragioni con le quali si motivano gli atti di violenza. A destare preoccupazione, inoltre, è anche il lento e, spesso, vacillante corso della giustizia. Le cause dei delitti e delle efferatezze sono molteplici. Si va dalla gelosia alla vendetta, dall'ira

cieca alla noia. "Giustificati" dalla frenesia della società odierna che tritura tutto alla velocità della luce, emozioni e buon senso compresi, gli assassini moderni da fenomeno di nicchia stanno espandendosi a macchia d'olio. Tutto questo perchè il più delle volte la risoluzione dei casi tarda ad arrivare e, di conseguenza, ai colpevoli non viene comminata la giusta pena. A questo va aggiunta una moda sempre più in crescita: la diffusione dei tribunali mediatici. E' la tv, quello che un tempo era uno strumento di informazione, divulgazione e svago, a decretare la colpevolezza o l'innocenza degli assassini, presunti o reali. Con il rischio, più volte verificatosi, che questi vengano ingiustamente colpevolizzati o, al contrario, mitizzati, presi ad esempio e, nella peggiore delle ipotesi, emulati. Assistiamo, così, inermi alla messa in onda dei reality show del terrore e del dolore dove chiunque si arroga il diritto di giudicare senza prove, ma, nella maggior parte dei casi, sulle base delle proprie simpatie o antipatie. La conseguenza più evidente è la creazione di fabbriche di irreprensibili e rei, nelle quali si procede per sensazioni, dimenticandosi che la vita delle persone non è manovrabile come quella di un videogioco nel quale si possono cancellare gli errori e si può iniziare tutto d'accapo quando si vuole. E nel frattempo i tribunali, quelli veri, quelli che dovrebbero darsi da fare per assicurare i colpevoli alla giustizia si perdono tra documenti e lungaggini inutili, trascurando indizi importanti da verificare. L'ultima notizia, in
ordine di tempo, riguarda la scarcerazione di Amanda Knox e Raffaele Sollecito, i due principali imputati per il delitto della studentessa inglese Meredith Kercher avvenuto nel novembre del 2007. Senza voler emettere verdetti arbitrari o giungere a conclusioni affrettate, è quanto meno curioso come si possa passare, in pochi giorni, da una condanna all'ergastolo ad una assoluzione piena. Questo, però, non è l'unico caso di giustizia sommaria e distratta. Si potrebbero citare, solo per fare qualche esempio, l'arresto, avvenuto dopo anni dall'assassinio, di Manuel Winston, il domestico che uccise la contessa Alberico Filo Della Torre. O la reclusione lampo di Alberto Stasi, accusato dell'omicidio della sua fidanzata Chiara Poggi. Ed a questo triste e sconsolante elenco si aggiungono le morti, ancora avvolte nel mistero, delle piccole Sara Scazzi e Yara Gambirasio. Sicuramente il mondo moderno non è semplice da vivere ed i problemi che ci pone davanti non sono facili da gestire, ma siamo sicuri che la violenza sia l'unica soluzione ai nostri mali? Si può arrivare a cospargere di benzina un barbone e bruciarlo vivo solo perchè, annoiati, non si sa come passare il tempo? Si può massacrare la propria moglie perchè accecati da un'assurda gelosia che spinge ad un grado estremo ed incontrollabile di possessività? E si può picchiare un uomo fino a ridurlo in coma solo perchè ha, accidentalmente, investito un cane? Purtroppo è successo e succede sempre più spesso. E continuerà a succedere se chi è colpevole non paga, scontando una giusta pena. Perchè l'unico deterrente alla proliferazione dei delitti e delle aggressioni può essere solo la certezza della pena. Ed è con essa che si può favorire la sicurezza sociale ed il recupero della fiducia nella giustizia.