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Back Sei qui: Home Notizie Costume&Società Il bello della cucina. Viaggio alla scoperta del food design e dei suoi segreti

Politica

Il bello della cucina. Viaggio alla scoperta del food design e dei suoi segreti

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L'estetica è il primo biglietto da visita. Anche in cucina, perchè prima che con la bocca si mangia con gli occhi. Un piatto scenograficamente armonioso è più invitante di uno abbondante ma poco curato nella presentazione, così come un utensile funzionale, ma allo stesso tempo visivamente accattivante ed originale invita maggiormente all'acquisto rispetto ad uno strumento dozzinale. Ed è proprio per soddisfare l'occhio prima che il palato, che oggi il cibo, e tutto ciò che ruota intorno ad esso (dal packaging ai ristoranti), diventa creazione, prodotto dell'arte da ammirare prima che da gustare. La

parola d'ordine è "sperimentare". A tavola, ma anche e soprattutto sulla tavola. Perchè il cibo non è solo nutrimento per il corpo come siamo erroneamente abituati a pensare. Il cibo è cultura, tradizione, innovazione, è un prodotto di marketing ed un efficace strumento che favorisce l'aggregazione sociale superando qualunque tipo di barriera, è un linguaggio universalmente conosciuto e se ben adoperato è essenziale per "curare" lo spirito ed alleviare le tensioni.
Il food design è la gran moda del XXI secolo e spazia dalla decorazione delle portate alla mise en place (ossia la preparazione di tutto il materiale necessario per un corretto servizio), dall'allestimento dell'ambiente alla realizzazione di sculture con prodotti alimentari, il tutto per regalare un'emozione ai commensali coinvolgendo i loro cinque sensi.
Una pietanza, anche la più semplice, può diventare un prodotto artistico di valore capace di stupire. Basta dosare bene gli ingredienti, mescolandone sapientemente i colori e gli odori, per esaltarne al massimo il gusto e l'aspetto. Largo spazio, dunque, va lasciato alla creatività personale, non dimenticando, però, di rispettare alcune regole fondamentali sulla disposizione spaziale degli alimenti e l'utilizzo dei colori. Così, in un piatto tondo, il cibo va posizionato nella parte centrale, disponendovi intorno l'eventuale contorno o salsa e nella parte superiore la decorazione. Al contrario, un piatto rettangolare o quadrato, permette una differente disposizione degli alimenti, in quanto consente di utilizzare anche le linee diagonali. Per quanto riguarda, invece, i colori dei cibi, alcuni, più di altri, stimolano l'appetito. Ognuno di essi ha un differente significato che è necessario conoscere per poter presentare piatti cromaticamente coerenti. Il rosso è un colore caldo ed invitante, simbolo della passione e della forza, ma anche, nelle sfumature del porpora, del potere, della regalità e del lusso. L'arancione esprime una sensazione di benessere, mentre il verde ed il marrone indicano semplicità, tranquillità e familiarità. L'oro simboleggia la sacralità e l'eleganza, ma non nella tonalità del giallo tenue che è indice di tradimento. Il blu e l'azzurro comunicano un senso di distacco e di freddezza, perciò sono poco apprezzati nella cucina. Il bianco indica purezza, ma nell'alimentazione è spesso associato alle diete. Infine, il nero rappresenta contemporaneamente il bene ed il male ed è in grado di esercitare un fascino magico. E', inoltre, importante creare un giusto contrasto di colori tra la vivanda ed il piatto di portata, e a tale scopo è utile l'utilizzo delle salse, che consente di giocare con le tinte.
Con i cibi si possono realizzare veri e propri capolavori culinari, così belli che quasi dispiace mangiarli. Queste opere del gusto, però, sono effimere, emblema del consumismo, in quanto la loro conservazione, data la natura delle materie prime utilizzate, è limitata nel tempo, perciò come tali sono soggette ad una rapida estinzione. I punti di forza dei food designers sono l'estro e la capacità di scorgere usi nuovi degli alimenti, che si discostano da quelli abituali. Avreste mai pensato di indossare gioielli commestibili o di divertirvi con giochi mangiabili? Per una mente creativa nulla è impossibile. Così, si passa dai "Dried fruit rings", anelli di frutta disidratata prodotti da una studentessa texana e concepiti per durare al massimo due giorni, alla "Breadbag", borsa di pane ergonomica realizzata dalla designer olandese Katja Gruijters. Ma vi sono anche i "Sweet Silver", di Gisele Garcia, monili d'argento a cui è ancorata una caramella ed i cioccolatini "Legoloso", che riprendono il gioco del "Lego" e con i quali si possono ottenere nuove ed inusuali combinazioni di gusti e colori. Senza dimenticare le torte, dalle più classiche, decorate con fiori di zucchero e cioccolato plastico, alle più insolite, a forma di hamburger, squalo, castello o corredo per il neonato.
Oltre al cibo, il food design si occupa anche del packaging e degli utensili da cucina, che vengono reinventati, scoprendone nuovi ed inimmaginabili usi. Sono nati, così, "Cookie cup", la tazzina di caffè da mordere, realizzata con zucchero e rivestita con pasta frolla, "No grazie, mi basta il cucchiaino", cucchiaino da sciogliere nel caffe' in pastigliaggio di zucchero, e "Pratica", la bottiglietta d'acqua pieghevole. Ma vi sono anche i "CarboPouch", tubetti di birra spremibili che consentono di spillare la bevanda al momento e sigillarla, "Stopping", stuzzicadente travestito da tappo per bottiglia, con doppia funzione, "Jelloware", il bicchiere in gelatina senza fondo, perché si mangia, e "Test & Drive", bicchieri su cui è serigrafata una serie decrescente di lettere, che permette di valutare se la quantità di alcool assunta consente di guidare oppure no.
Ultimi, ma non per importanza, sono, poi, i ristoranti costruiti da questi stilisti del gusto, luoghi che propongono un'esclusiva esperienza di convivialità. Non è importante solo ciò che si mangia, infatti, ma anche il posto nel quale avviene la consumazione, che deve essere gradevole e coinvolgere sinesteticamente il cliente. Tra i più famosi: la londinese "Trattoria al Cappello" del designer altoatesino Martino Gamper, la quale si sposta di volta in volta in musei, gallerie d'arte negozi, il ristorante collocato sul tetto del "Palais de Tokyo" a Parigi dal quale si può ammirare la Tour Effeil e "Garden of Delight", al cui soffitto sono appese caramelle da cogliere come frutti su un albero e da mangiare in piedi.