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Back Sei qui: Home Notizie Costume&Società Giovani cervelli in fuga. Chi va via e perché. Viaggio nella nuova emigrazione

Politica

Giovani cervelli in fuga. Chi va via e perché. Viaggio nella nuova emigrazione

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L'Irpinia, nelle opinioni dei suoi abitanti, è una terra vivibile, tranquilla, non eccessivamente inquinata, ha un patrimonio artistico di notevole valore storico e panorami naturali di grande fascino. Tuttavia, a queste qualità fa da contraltare un numero sempre crescente di lacune che finiscono, inevitabilmente, con l'offuscarne i pregi. Tra queste, vi sono le carenze organizzative e strutturali, la mancanza di ricambio generazionale a tutti i livelli della società e la quasi totale assenza di concrete opportunità professionali, che determinano un esodo dei giovani verso mete, in Italia o all'estero, che gli permettano di

sviluppare appieno le loro capacità. Così, Avellino e la sua provincia continuano a "perdere le teste" ed, il più delle volte, quasi definitivamente. Chi decide di andar via, infatti, solo in rari casi considera come possibilità concreta quella di tornare, perchè l'Irpinia non è in grado di esercitare una forte attrattiva nè di valorizzare le risorse che possiede nè di offrire concrete occasioni di cambiamento e di progresso.
Ma quali sono, nello specifico, i motivi che spingono i giovani irpini a cercare fortuna altrove? Lo abbiamo chiesto a 3 ragazze avellinesi: Maria Alaia, Lucia Borrello e Viviana Tarantino.
Maria ha 25 anni e sin dall'infanzia ha nutrito una forte passione per le lingue straniere che l'ha spinta a frequentare il Liceo Linguistico Imbriani ad Avellino. Dopo la maturità, si è trasferita a Roma, dove ha conseguito prima la laurea triennale in "Mediazione Linguistico-Culturale" e, poi, la laurea specialistica in "Scienze della Traduzione Tecnico-Scientifica" presso l'università "La Sapienza". Nel settembre del 2009, dopo aver vinto un concorso promosso dal Ministero della Pubblica Istruzione, si è spostata per un anno a Nizza, e qui ha insegnato italiano in due scuole elementari. Malgrado all'inizio l'idea di vivere da sola all'estero la spaventasse, ha affrontato con coraggio la nuova avventura che le ha permesso di arricchirsi sia dal punto di vista umano che dal punto di vista professionale, facendole conoscere nuova gente ed avvicinandola al mondo del lavoro. Una volta rientrata dalla Francia, ha sentito il bisogno di mantenere un contatto con quella terra, perciò ha cercato lavoro in varie aziende francesi. Attualmente lavora per Christian Dior Couture a Roma come Sales Assistant. Si definisce "testarda, precisa, leale, determinata, esigente e decisamente sopra le righe". Ama leggere, perchè la lettura le permette di rilassarsi e di evadere dai piccoli e grandi problemi quotidiani. La sua scrittrice preferita, al momento, è Sophie Kinsella, mentre la musica che predilige è quella straniera, in particolare quella dei Jamiroquai.
Lucia ha 25 anni, è diplomata al liceo classico e vive a Milano da 7 anni. Sta per laurearsi in Economia e gestione dei beni culturali e, contemporaneamente, lavora presso un'agenzia di Assicurazioni come consulente e promotrice assicurativa nel ramo vita. Ama l'arte in tutte le sue forme (pittura, scultura, cinema, musica), la storia, la letteratura greca, latina ed italiana. I suoi scrittori preferiti sono Ugo Foscolo e Luigi Pirandello, le piace la musica rock e adora Lucio Battisti perchè le sue canzoni rispecchiano perfettamente i suoi vari stati d'animo. Di sè dice "sono sensibile, orgogliosa ed ambiziosa, ed il mio più grande desiderio è quello di poter somigliare a mio padre, che è il mio punto di riferimento".
Viviana vive a Trieste dal 2007, ha 22 anni, una laurea triennale in Comunicazione interlinguistica applicata e sta proseguendo gli studi per conseguire la laurea magistrale in Traduzione specialistica ed interpretazione di conferenza. Si decrive come una persona "intraprendente, solare e socievole". E' molto legata alla sua famiglia e le persone che più stima sono i suoi genitori, perchè "affrontano la vita con ottimismo, sempre con il sorriso sulle labbra, e non si lasciano abbattere dalle difficoltà". Sostiene che la lettura sia un importante strumento di crescita e di arricchimento. I suoi scrittori preferiti sono Alessandro Baricco, Khalil Gibran, Paulo Coelho, William Shakespeare, Pablo Neruda. Le piace ascoltare ogni genere di musica, da Beethoven ai Dream Theater, perchè, dice, "ogni canzone può darmi un'emozione diversa".
I.: "Perchè hai deciso di lasciare Avellino e di trasferirti in un'altra città? La scelta della città nella quale vivi da che cosa è dipesa?"
M.: « Ho deciso di andar via da Avellino a 18 anni, dopo il liceo, a causa dell'università. Il corso di studi in Mediazione Linguistico-Culturale che volevo frequentare non c'era a Napoli e, così, ho colto la palla al balzo e ho lasciato la mia città. Ho deciso di trasferirmi a Roma sia perchè la capitale era una delle poche città in cui c'era la facoltà presso la quale volevo iscrivermi sia perchè era lontana da casa, ma non eccessivamente. La mia è stata una scelta decisamente voluta, perchè Avellino cominciava a starmi stretta ed avevo bisogno di mettermi alla prova con una realtà diversa, più grande e complessa. C'è una gran bella differenza tra lo stile di vita di una piccola città e la capitale. Poi, dopo l'esperienza in Francia ho deciso di ritornare a Roma. Adoro questa città, perché c'è un'ottima qualità della vita ed è un museo a cielo aperto. E' magica».
L.: « Il motivo principale che mi ha spinto a scegliere Milano come città dove trasferirmi è che da piccola, per un po' di tempo, ho vissuto qui, quindi il mio è stato quasi un ritorno alle origini. E, poi, volevo confrontarmi con un ambiente più aperto dal punto di vista sociale, culturale e lavorativo».
V.: «Ho scelto di lasciare Avellino perchè dopo aver conseguito la maturità volevo proseguire gli studi nel campo della traduzione e dell'interpretazione e mi sono orientata verso Trieste poichè la facoltà per interpreti e traduttori che c'è qui è rinomata in tutta Italia, e non volevo lasciarmi sfuggire un'opportunità del genere».

 

 

I.: "Che ruolo ha avuto la tua famiglia nel tuo distacco da casa?"
M.: « La mia famiglia ha sempre appoggiato le mie decisioni e questo è stato fondamentale per me, perchè mi ha permesso di affrontare con maggiore serenità la vita lontano da casa».
L.: « La mia famiglia ha avuto un ruolo fondamentale nel mio distacco da casa, sia dal punto di vista economico, per i primi tempi, quando ancora non lavoravo, sia dal punto di vista psicologico. I miei hanno sempre sostenuto la mia scelta di allontanarmi da casa, anzi, mi hanno sempre spronata ad essere indipendente ed a costruire la mia vita nella città che ho scelto, riempiedomi di affetto ed attenzioni, e facendomi sempre sentire la loro vicinanza, nonostante fossero distanti».
V.: « La mia famiglia rappresenta ciò che di più caro ho al mondo. Il nostro rapporto si è sempre basato sulla fiducia e sulla stima reciproca e questo legame è diventato più forte con il tempo e la distanza. L'amore sconfigge ogni barriera ed io percepisco la presenza dei miei sempre accanto a me».

 

 

I.: "Due momenti di paura (o sconforto) e di massima soddisfazione che hai vissuto nel corso del tuo percorso di studi o lavorativo lontano da casa".
M.: « Mi sono sentita sconfortata appena sono arrivata a Roma. Ero disorientata sia per la grandezza della città sia per la difficoltà che avevo nel capire il sistema universitario che era appena cambiato. Le più grandi soddisfazioni sono state la laurea e vincere il concorso come assistente di lingua italiana».
L.: « Il momento più brutto l'ho vissuto quando è morto mio nonno ed io ero ad 800 km di distanza dalla mia città. Le massime soddisfazioni, invece, sono state l'aver superato l'esame di statistica all'università e l'aver ottenuto la promozione al II livello al lavoro».
V.: « I momenti di massima paura e di massima soddisfazione per me coincidono con lo stesso evento: i due test di ammissione all'università, prima alla triennale e poi alla specialistica. Ho avuto paura di non farcela, ma, poi, sono stata felicissima quando ho scoperto di essere stata ammessa in entrambi i casi».

 

 

I.: "Come ti trovi nella città in cui attualmente vivi? Quali sono le principali differenze tra la città in cui ora vivi e la tua città natale?"
M.: « Roma è una città molto vivibile, offre tanto sia ai giovani che ai meno giovani. L'unica sua pecca sono i mezzi pubblici che non sempre funzionano alla perfezione, ma è una città talmente bella che basta guardare una delle sue innumerevoli meraviglie per dimenticare questi piccoli disagi. Fare un paragone con Avellino non è semplice, perché si parla di due realtà molto diverse: una città di piccole/medie dimensioni e la capitale. E' ovvio che la vita ad Avellino è più semplice, gli spostamenti sono agevoli e più o meno ci si conosce tutti. A Roma, invece, puoi passare inosservato, fare una vita tanto brillante quanto stressante. Le distanze sono molto più lunghe da coprire, per andare da un lato all'altro della città possono volerci ore e tanti chilometri a piedi».
L.: «Adoro Milano, qui mi trovo benissimo. Io non individuerei delle differenze tra Milano ed Avellino, ma, piuttosto, tra le città del Nord e le città del Sud Italia in generale. Le differenze sono tante, ma la principale, e lo affermo con profonda amarezza, è che i settentrionali amano, rispettano e curano le proprie città, noi meridionali no».
V.: « A Trieste mi sono ambientata bene, a tal punto che ormai la sento come la mia seconda casa. Per quanto riguarda le differenze con Avellino, la principale è il clima: Trieste è una città di mare, quindi gli inverni qui sono molto più miti rispetto ad Avellino, fatta eccezione per quando c'è la Bora. Tuttavia, questo vento rappresenta una peculiarità della città: Trieste non sarebbe la stessa senza la Bora».

 

 

I.: "Avellino: pregi e difetti"
M.: « Avellino è una città accogliente, ma è provinciale e molto umida».
L.: « Avellino mi è sempre stata stretta, un po' perchè non l'ho mai sentita mia, un po' perchè io sono molto esigente, soprattutto con me stessa, e questa cittadina, priva di opportunità e di sbocchi di ogni genere, ha costantemente rappresentato un ostacolo alla realizzazione dei miei progetti di vita».
V.: « Quando si parla di Avellino, purtroppo, si parla solo dei suoi difetti, e cioè di cantieri aperti, di rotonde che spuntano fuori come funghi, di traffico ingestibile e di un tasso di vandalismo sempre crescente. Avellino, però, è anche altro: è tradizione, storia, eleganza».
I.: "Avellino è una città per i giovani? Si investe abbastanza sui giovani ad Avellino? E nel resto d'Italia e all'estero quanto si punta sulle nuove generazioni?"
M.: « Manco da Avellino da sette anni e, se non ci sono stati molti cambiamenti nel frattempo, posso affermare che, nonostante ci siano molti giovani, non è affatto una città per i giovani. I ragazzi tendono sempre ad andare fuori, a cercare altrove le proprie soddisfazioni, perché purtroppo la città non offre grandi opportunità. Contrariamente a quello che accade nel Meridione, nel Nord Italia e all'estero la gioventù è percepita come una risorsa, ed in quanto tale è molto sfruttata. Lì se vali trovi lavoro e fai carriera. Ho tanti amici che vivono nel Settentrione ed hanno una brillante carriera e sono delle persone in gamba che hanno studiato e meritano il posto che occupano. Io spero ancora che la meritocrazia prenda il posto delle raccomandazioni, perchè queste non fanno altro che bloccare la crescita della società».
L.: « No, Avellino non è una città per i giovani, e non mi riferisco solo alla mancanza di discoteche o locali. Ad Avellino non ci sono iniziative di alcun tipo e non c'è interesse a realizzare un coinvolgimento attivo dei giovani in nessun campo della vita sociale. Purtroppo in Italia è un problema diffuso il non investire abbastanza sui giovani, non spronarli, non gratificarli. Tuttavia, credo che il problema risieda anche nella mentalità e nella volontà dei giovani stessi. A Milano lavorano tutti: liceali, universitari, ecc., perchè la società ti taglia fuori se non ti dai da fare e ti impegni concretamente, ed io condivido pienamente questa forma mentis. Dunque, non è solo Milano come città che offre di più rispetto ad Avellino, sono i giovani settentrionali che si impegnano concretamente per realizzare i loro obiettivi».
V.: « Avellino è una città per giovani, ma non per quelli d'oggi. Il problema è che le abitudini dei ragazzi sono cambiate. Se prima ci si accontentava di pizzerie o pub con musica dal vivo, ora se non si va in discoteca non si è più contenti. I giovani, quindi, quando escono vanno alla ricerca di locali glamour che animino le loro serate. Non credo che le nuove generazioni rappresentino il punto di investimento più importante in questa città, altrimenti non sarebbero così in tanti a voler andar via. Le opportunità lavorative ad Avellino sono sempre di meno, ed allo stato attuale non mi sembra siano stati organizzati progetti o iniziative che coinvolgano i giovani».

 

 

I.: "Che cosa cambieresti di Avellino e perchè?"
M.: « Creerei più spazi ed opportunità per i giovani, in modo da ridurre la fuga dei cervelli».
L.: « Proporrei più attività culturali, perchè queste ultime sono esperienze che, se vissute con consapevolezza, conferiscono la giusta voglia di fare, di sognare, di progettare».
V.: « Purtroppo non mi sento in grado di rispondere in modo obiettivo a questa domanda, perchè trascorro talmente poco tempo ad Avellino che ogni volta che ritorno mi sembra perfetta così com'è, nonostante mi renda conto, quando mi trovo a riflettere a mente lucida, che qualcosa andrebbe fatto per migliorarla».

 

 

I.: "Qual è il futuro di Avellino dal tuo punto di vista?"
M.: « Avellino è una città in crescita e rinnovamento. Sono ottimista, penso diventerà un punto di riferimento per i giovani e non solo».
L.: « Spero che prima o poi Avellino diventi una cittadina più amata dai suoi abitanti e, di conseguenza, più curata, a partire dalle iniziative per i giovani che, per quanto ormai suoni come un luogo comune, rappresentano il futuro».
V.: « Avellino è una città che potrebbe avere molto da offrire, però è necessario mettere in risalto i suoi punti di forza e risanare le lacune».

 

 

I.: "Ti manca la tua città? Che cosa ti manca di più?"
M.: « Se mi avessero fatto questa domanda un anno fa, avrei risposto di no, ma oggi è diverso. Mi mancano Avellino, la mia famiglia, il mio fidanzato, i miei amici».
L.: « Mi manca Avellino, ci sono momenti in cui rimpiango il calore che si respira a casa».
V.: « Avellino mi manca sempre, costantemente. Paradossalmente la cosa che mi manca più di tutte è la sua imperfezione. Avellino è la città in cui sono nata e cresciuta, non riuscirò mai a rinnegarla e disprezzarla come fanno, invece, in tanti. Forse è proprio questo il vantaggio del lasciare la propria terra, si riscopre l'amore che si prova per essa».

 

 

I.: "Se ad Avellino ci fossero più opportunità ti ritrasferiresti qui?"
M.: « Certo, tornerei domani stesso».
L.: « No, credo di no, perchè ormai la mia vita è qui a Milano, e sono felice così».
V.: « Beh, perchè no? Dopotutto è la mia terra di origine, non è facile separarsi da essa».

 

 

I.: "Sei soddisfatta dei risultati raggiunti finora? Senti di dover ringraziare qualcuno per i risultati raggiunti? Se potessi tornare indietro rifaresti tutto quello che hai fatto o cambieresti qualcosa?"
M.: « Da piccola sognavo di diventare una modella, ma, poi, crescendo, i miei obiettivi sono cambiati. Il mio lavoro attuale non è il lavoro per cui ho studiato, ma, si sa, nelle grandi imprese non si viene subito assunti come manager, bisogna fare prima una lunga gavetta. Mi piacerebbe lavorare in un'azienda ed occuparmi del commercio con l'estero, ma sono soddisfatta di quello che faccio, anche se il contatto con il pubblico è molto difficile e delicato e necessita di tanta pazienza e tanta calma. Stare a contatto con tante persone diverse ti mette costantemente alla prova. In generale, comunque, sono contenta di tutte le esperienze e le scelte che ho fatto, anzi, se potessi tornare indietro rifarei tutto con ancora più intensità e penserei meno a cosa è giusto e cosa, invece, è sbagliato, perchè, a volte, un po' di incoscienza fa bene. Sento di dover ringraziare i miei genitori ed il mio fidanzato per avermi spronata sempre, ma un ringraziamento particolare lo rivolgo anche a me stessa, per la forza e la tenacia che ho dimostrato di avere finora».
L.: « Nonostante da piccola volessi diventare una pediatra, sono soddisfatta di tutto ciò che sono riuscita a costruire finora e rifarei tutto. Se potessi, cambierei solo una cosa: porterei la mia famiglia con me qui a Milano. Senza di loro non avrei fatto neanche la metà di quello che ho fatto. Mi ritengo fortunata: amo il mio lavoro, ma non avrei mai immaginato di svolgere questo tipo di attività, in quanto non risponde del tutto agli studi che ho effettuato. Avrei voluto insegnare, o ancora di più, collaborare con un teatro o un museo. Un bel giorno, però, mi si è presentata questa occasione, perchè è cosi che la reputo, e mi sono ritrovata ad avere a che fare con numeri, statistiche, obiettivi d'azienda. Sono tutti elementi che mai avrei immaginato avrebbero fatto parte un giorno del mio lavoro, ma, con il passare del tempo, ho scoperto di essere predisposta per tutte quelle "materie" che ritenevo completatmente estranee alla mia formazione e, ancora di più, alle mie capacità. Credo, per esperienza personale, che spesso sia più utile cimentarsi praticamente e non teoricamente con le cose nuove: è più facile e più veloce l'apprendimento e l'eventuale constatazione di non essere portati per quella specifica cosa».
V.: « Ho sempre desiderato lavorare con le lingue straniere, per cui sono molto soddisfatta dei risultati raggiunti e se tornassi indietro rifarei tutto ciò che ho fatto senza cambiare nulla. Sono convinta che l'impegno sia fondamentale per raggiungere gli obiettivi che ci si prefigge, perciò un ringraziamento lo rivolgo a me stessa per la costanza che ho avuto in questi anni. Tuttavia, non dimentico che, senza l'amore, la fiducia ed il sotegno, economico, ma soprattutto morale, della mia famiglia che non mi ha mai abbandonata e non mi ha mai fatto sentire sola, nonostante fossimo a 997 km di distanza, non sarei quella che sono».

 

 

I.: "Quali sono i tuoi progetti futuri?"
M.: « In futuro vorrei ritrasferirmi ad Avellino, trovare un lavoro meno stressante e sposarmi, insomma sogno di avere una vita normale».
L.: « Nell'immediato, il mio obiettivo principale è la laurea. Raggiunto quello, spero di crescere professionalmente, comprare una casa con il mio fidanzato ed avere tre figli».
V.: « Voglio laurearmi il prima possibile per poter iniziare ad inserirmi nel mondo del lavoro. Tra 20 anni mi vedo sistemata economicamente e, possibilmente, con una famiglia. C'è solo un'incognita: non so dove mi stabilirò».

 

 

I.: "Che cos'è il successo per te?"
M.: « Il successo è riuscire a mantenere i risultati che si è faticato tanto a raggiungere».
L.: « Avere successo per me significa essere costantemente impegnati ed andare a dormire la sera potendo essere fieri di ciò che si è fatto durante la giornata».
V.: « Il successo per me rappresenta il raggiungimento degli obiettivi che ci si è prefissati, non solo in campo lavorativo, ma anche e, soprattutto, nella vità in generale».