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I "talenti" ci sono ma occorre il lavoro. Lettera aperta di Giovanna De Maio

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Quando sono partita da Ariano Irpino avevo 26 anni. Mi ero laureata a 22 ed ero a spasso da 4 anni. Non ero un'isolata, militavo nel partito comunista e quegli anni erano i primi, ad Ariano, che vedevano la presenza delle donne nei partiti, e nel PCI era addirittura scandaloso! L'ultima cosa che avrei voluto fare era partire. Adoravo Ariano, ero piena di amici, cantavo, suonavo, recitavo, facevo politica. Ero nel Comitato federale del partito e nostro segretario di federazione era Tonino Bassolino. Inoltre scrivevo sulla pagina regionale dell'Unità di cui era capo redattore Antonio Polito, oggi direttore

del Riformista. Aveva solo 18 anni! Il mio radicamento nel territorio dell'Irpinia era profondo ed appassionato. L'impegno politico mi nutriva: leggevo molto e cercavo di filtrare ogni cosa con senso critico e profondità di analisi, come era prassi in quel periodo. Ma c'era un punto nella mia vita, un punto che per me era fondante della mia stessa credibilità nei confronti degli altri, compagni e non, e doveva completare la mia identità: IL LAVORO! Per quanto tempo avrei potuto ragionare ed esprimere valutazioni ed opinioni sul mondo se ancora non ne facevo parte nella maniera più piena, legittima e credibile con un qualunque lavoro? Ero laureata in pedagogia e, dunque, avevo studiato per poter insegnare, ma in quattro anni avevo lavorato, con supplenze varie, per quattro mesi: un mese all'anno! Così non poteva continuare...non mi sarei mai realizzata concretamente. Volevo che le mie idee diventassero carne e sangue, e questo poteva accadere solo se avessi avuto un lavoro. Ho cercato anche altre soluzioni, ma non ho trovato niente! C'erano amici e compagni che partivano ed altri che restavano e si era diffuso il detto che: difficile era partire, ma difficile era anche la scelta di restare! Anzi, qualcuno insinuava che restare era addirittura più eroico. Non lo so. Per me restare sarebbe stato sicuramente più facile, ma volevo concretezza e volevo sperimentarmi nel sacrificio. I nostri genitori ci parlavano sempre dei loro sacrifici e questo, forse, ci induceva a dimostrare che anche noi ne eravamo capaci. Non è quello che accade anche oggi? Io credo che la situazione sia la stessa e che ci siano quelli che si sperimentano ricominciando una nuova vita e quelli che preferiscono una continuità anche psicologica, a scapito della propria realizzazione personale. Dico questo perchè quello che io ho trovato a Pordenone è stato il contrario di ciò che avevo sempre respirato, visto, amato. Ricominciare vuol dire che tutto ciò che sei: la figlia di...la sorella di...che abita....che ha studiato...i cui amici sono...le cui idee sono..., ebbene tutto questo non lo sa nessuno e tu lo devi di nuovo creare in un altro luogo, che per me era l'estero (tanto erano razzisti qui in quel periodo)! Alla fine ho deciso di partire per una supplenza di una settimana, ma sapevo bene che dopo sarebbero arrivati gli altri incarichi, perchè quassù ero tra le prime in graduatoria. Partivano i contadini, gli operai, i muratori, i laureati...Rimanevano ugualmente persone che decidevano diversamente. Il LAVORO è un diritto, non un privilegio e tutti dovrebbero poterlo trovare là dove sono nati e le partenze, i saluti, i treni...dovrebbero essere una scelta. Anche noi avevamo modelli positivi e negativi: grandi uomini e grandi donne ci sono sempre stati. Anche i bamboccioni ci sono sempre stati. La situazione oggi è diversa per quel che riguarda la crisi economica e le opportunità: noi siamo partiti, ma poi abbiamo fatto quello per cui avevamo studiato ed io il prossimo anno andrò in pensione come insegnante! Ma sono lontana da Ariano già da 33 anni!!!.....Si era capito? Ho pianto per i primi dieci anni e nel frattempo imparavo a cambiare e questo non è negativo. Il gioco è valsa la candela? Chi può dirlo...Io non avrei potuto fare diversamente. E' importante vivere in luoghi stimolanti dal punto di vista culturale, dice l'articolo al quale rispondo. Ed è vero! Qui i meridionali sono bravissimi in qualsiasi settore lavorativo, perchè il "brodo di cultura del lavoro" nel quale mi trovo è stimolante e ricco. Il sud non ha questo primato per tanti motivi che rimandiamo ad un'altra occasione. Il sud paga il prezzo di presenze oscure ed interessate al suo fallimento da più di centocinquantanni! La questione meridionale è questa distanza dal nord che però non è incolmabile, perchè nonostante" i cattivi esempi, una nuova speranza si è accesa anche tra i giovani del sud," il vento nuovo soffia anche in Irpinia e nella mia Ariano! Giovanna de Maio