• Irpino.It
  • Home
  • Politica
  • Attualità
  • Cultura
  • Cronaca
  • Città
  • Territori
  • Sport
  • Multimedia
  • Speciali

Mar04302024

Last updateVen, 15 Gen 2016 10pm

Font Size

SCREEN

Profile

Layout

Menu Style

Cpanel

Feed

Back Sei qui: Home Città Tutte le Notizie Ariano Irpino Attualità Montaguto. Quando la frana diventa un caso studio per geologi in formazione

Montaguto. Quando la frana diventa un caso studio per geologi in formazione

montaguto-geologi_185x115
montaguto-geologi_300
montaguto-opere-drenaggio-300
Montaguto (AV) – Pulmino da turismo bianco, zainetti in spalla, macchina fotografica ed equipaggiamento da montagna. Così si presenta un gruppo che sta per "esplorare" il sito della frana di Montaguto. Non sono turisti qualsiasi. Sono geologi. Sì perché il sito, per le sue caratteristiche particolari, sta diventando un caso di studio. Per quello che ne è dato sapere è la frana lenta più grande d'Europa e tra le più grandi al mondo. Già questo basta per renderla "affascinante" ai turisti qualsiasi, a maggior ragione agli occhi di professionisti del settore. Prima tappa l'interferometro: una piazzola, sulla

montagna di fronte al corpo di frana, dove è collocata l'apparecchiatura che registra ogni minimo spostamento del terreno. Poi un salto al piede di frana, dove ormai è quasi ritornata alla luce la statale 90, inghiottita in un freddo inverno del 2007. Giusto il tempo di capire le dinamiche e si riparte alla volta di metà frana. Qui, dopo un breve percorso lungo un sentiero, arriviamo ad un piccolo belvedere con tanto di staccionata. Si vedono le prime opere di drenaggio in pietra che scendono verso valle. Qualche foto e qualche considerazione e si riparte alla volta della sommità. Ancora un tratto in pulmino e poi una bella passeggiata di circa un chilometro in salita ripida, contornati da un paesaggio unico. Sembra di essere immersi in un quadro di Van Gogh del periodo della "Pianura della Crau" tra i gialli intensi del grano maturo ed i verdi intensi dei boschi. Arriviamo ai bordi di quello che una volta era il lago che alimentava la frana, inaccessibile agli uomini. Solo gli elicotteri riuscivano a raggiungere le pompe idrovore per il rifornimento. Oggi è un bacino secco dove sono state fatte opere idrauliche che stanno funzionando. L'acqua attraverso un drenaggio viene convogliata in un pozzo da cui partono dei tubi in polietilene che portano il liquido a valle. Sono opere provvisorie che, non appena saranno pronti i drenaggi in pietra, andranno in pausa. Resteranno, cioè, solo come strutture di emergenza. Qui si nota tutta la vastità del fenomeno geologico. Un enorme cratere mostra, piccole, piccole, le sagome degli escursionisti. "L'intervento è fatto bene e risponde ai requisiti richiesti – dice Egidio Grasso, geologo delegato dall'ordine per questo corso di formazione -. Allontana le acque superficiali e di profondità. In questo tipo di materiale è sempre l'acqua che alimenta il movimento verso valle". I dati di questo inverno sono confortanti. Da ottobre sono caduti 410 millimetri di acqua e la frana non si è mossa, ne si è ricreato il lago che conteneva 25.000 metri cubi di acqua. Questo fa ben sperare. Di qui l'idea di studiare la frana ma anche l'intervento effettuato dalla Protezione Civile Nazionale. "Questa giornata è la diretta conseguenza del seminario di studio sulle frane a cinematica lenta – dice Paola Revellino, ricercatrice di geologia applicata all'UNISANNIO -. E' un caso di studio unico in Europa e forse nel mondo. Come Università stiamo lavorando su questa frana da diversi anni, e rappresenta un esempio di risoluzione del problema con opere sperimentali". L'ordine dei geologi ha stabilito che ogni iscritto ogni tre anni deve fare 50 ore di formazione. Un modo per mantenere aggiornati i propri iscritti.