Terapia del dolore. Sui farmaci oppioidi ancora troppi pregiudizi
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- Pubblicato Mercoledì, 20 Aprile 2011 19:21
- Scritto da Valentina Bruno
Mirabella Eclano (AV) - "Il dolore cronico rimane uno dei problemi medici meno conosciuti e meno affrontati del ventesimo secolo. Le statistiche dimostrano, però, le dimensioni del fenomeno ponendo l'accento sulla grave riduzione della qualità della vita dei milioni di persone che ne sono affette. Diventa, dunque, un imperativo riconoscere tale problema e affrontarlo – afferma Enrico De Simone, Direttore dell'U.O.C. di Fisiopatologia, Terapia del Dolore e Cure Palliative presso l'A.O. S.G. del Moscati –. In definitiva, è quello che si è cercato di fare con la legge
sulle cure palliative e le terapie del dolore, approvata il 9 marzo del 2010, modificando un classico presupposto medico. La nuova normativa segna, in definitiva, il passaggio dalla concezione del dolore non più solo come sintomo ma come malattia. E a beneficiarne saranno pazienti malati terminali e malati cronici. La terapia del dolore si avvale fondamentalmente di due metodologie terapeutiche ben diverse fra loro: i FANS – farmaci antiinfiammatori non steroidei – e gli analgesici oppioidi. Su quest'ultima categoria vi è ancora "una sorta di pregiudizio che negli anni ha coinvolto sia l'opinione pubblica sia le classi professionali che dovrebbero, invece, prescriverli in maniera oculata, ma anche più generalizzata – spiega Saverio Genua, medico specialista –. In Italia paghiamo un gap rispetto agli altri paesi europei, dove gli oppioidi sono utilizzati anche per trattare pazienti con dolore cronico, ma non oncologico. Questi farmaci hanno una notevole tollerabilità nel lungo termine, mentre all'inizio della terapia possono manifestarsi effetti collaterali poco gradevoli. In questi casi è importante che il medico, l'unico professionista preposto a prescriverli, indichi la corretta somministrazione con il dosaggio graduale garantendo così la soluzione della maggior parte delle sintomatologie croniche". La normativa vigente per l'impiego degli oppioidi crea da un lato un sistema di controlli che eviti gli abusi, e dall'altro ne assicura la disponibilità per scopi medici. "Sebbene gli analgesici oppioidi siano sostanze a prescrizione controllata – chiarisce Aldo Pinto, Direttore del Dipartimento di Scienze Farmaceutiche e Biomediche dell'Università di Salerno – essi sono farmaci indispensabili e il loro utilizzo è assolutamente necessario nella terapia del dolore e il Governo deve prendere i dovuti provvedimenti per assicurare l'adeguata disponibilità per scopi medici e scientifici. La recente normativa, comunque, passando da una regolamentazione restrittiva a una meno rigida, si è avvalsa anche di osservazioni di ricerca medica le quali hanno dimostrato che l'istaurarsi della dipendenza da morfina in ammalati oncologici è di gran lunga inferiore a quanto avviene in soggetti sani".
Il punto di vista del farmacista sull'argomento è stato trattato dal Vice Presidente della Federfarma provinciale, Mario Flovilla, che ha rilevato non solo gli obblighi e gli adempimenti di questa figura professionale, ma soprattutto la sua centralità e responsabilità nel rapporto con il paziente per la terapia analgesica. "Il dolore è il sintomo che spesso induce il paziente a ricorrere al farmacista ed è indispensabile che quest'ultimo sia in grado di fare una rapida anamnesi, distinguendo le diverse tipologie di dolore e identificando quelle per le quali è appropriata una terapia con prodotti da banco e quelle che invece suggeriscono di indirizzare il paziente al medico curante per le valutazioni diagnostiche del caso".