Val Miscano. Incrocio di lingue e culture
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- Pubblicato Sabato, 27 Novembre 2010 11:25
- Scritto da Mario Sorrentino
Ora, la lingua è il veicolo fondamentale della cultura perché in essa si riflette la visione del mondo della comunità che si esprime in quella lingua. Perciò questa nostra breve ricerca riflette anche una realtà che trascende quella linguistica e illumina un aspetto poco conosciuto di queste due comunità del nostro territorio della Irpinia-Daunia, posto a confine di tre province appartenenti a due regioni (Campania e Puglia). Le due testimonianze riflettono implicitamente una convivenza con le altre popolazioni presenti nel territorio circostante che è anche un esempio di pacifico confronto di mentalità, credi religiosi e costumi aventi all’origine poco in comune e che oggi possiamo definire come piena e armoniosa fusione di culture. Una fusione però che la sopravvivenza e l’amore della propria lingua nelle due popolazioni di Faeto e Greci segnalano una fedeltà alla propria identità d’origine la quale è un arricchimento che sarebbe imperdonabile mettere a rischio sia per i due paesi che quelle lingue parlano e cercano con grandi sforzi di preservare sia per i paesi di lingua italiana che li circondano.
Faeto e Greci (trascurando per ora Celle San Vito, Ginestra degli Schiavoni e altre più piccole comunità d’origine allogena presenti nello stesso territorio) sono abitate dai discendenti di gruppi militari e loro famiglie che, nel caso di Faeto, riflettono la storia di Carlo d’Angiò, re di Sicilia e aspirante al Regno di Napoli in lotta con gli aragonesi, il quale premiò (con editto del 1269) duecento soldati provenzali, dopo che questi lo ebbero aiutato vittoriosamente nell’assedio di Lucera tenuta dai saraceni, concedendo a loro e alle loro famiglie di stanziarsi nel Casale di Crepacuore, lungo
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