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Back Sei qui: Home Rubriche Punti di vista Gli estintori che spengono le idee

Politica

Gli estintori che spengono le idee

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BENEVENTO - 11 ottobre 2010. Fuori al liceo Rummo si attende il suono della campanella, campanella che non suona: sono stati svuotati gli estintori. All' interno dell'edificio c'è il preside con alcuni professori e i carabinieri che cercano di capire la dinamica dei fatti, intanto, fuori al portone tutti gli studenti intuiscono - di Benedetta Canfora
cosa sia successo, poi si sente un grido di gioia generele, è arrivata la notizia: si resterà a casa per due giorni. Chiaramente anche io come tutti i miei compagni sono felice, ho due giorni per uscire, divertirmi e stare con gli amici. Una volta tornata a casa, però, ripensando all'accaduto, capisco che forse non è "bello" come sembra. Alla fine quelli che "ci vanno male" siamo noi, siamo noi che perdiamo ore di lezione che, molto probabilmente, non verranno mai recuperate, ma è successo una sola volta, va bene così, l'importante è che non accada più... 

14 ottobre 2010. Fuori al liceo Rummo si attende il suono della campanella, campanella che non suona: sono stati svuotati gli estintori. Alcuni dei miei compagni gioiscono ancora, altri due giorni da passare a casa a divertirsi. Sinceramente non capisco come si possa gioire per una cosa del genere, finchè succede una volta va bene, è anche "bello", però due volte, perdipiù in una sola settimana è veramente troppo, è una cosa che si ritorce contro di noi. Certo, pensando all'immediato è bello, però proviamo a pensare un pò oltre, chi è che "ci va a perdere"? Direi assolutamente noi. Può sembrare esagerato, direte "ma sono solo due giorni", in vece no, prima cosa i giorni sono già quattro, seconda cosa noi siamo quelli che formeranno la società del futuro, la classe dirigente del futuro, saremo gli scienziati, gli astronauti, gli ingegneri, gli architetti e i matematici del futuro, quindi, per quanto questi giorni possano sembrare "belli", sono una grande perdita, perdita di conoscenza e di cultura, conoscenza e cultura che questa nuova riforma sta già provvedendo a toglierci.

La situazione generale delle scuole pubbliche italiane è tragica, i tagli fatti hanno diminuito il numero di ore, hanno fatto si che il piano orario cambiasse, hanno fatto si che i laboratori delle scuole venissero chiusi per mancanza di materiale e di personale tecnico, hanno fatto si che le classi abbiano un numero di studenti sempre maggiore, hanno fatto si che sempre più docenti precari abbiano visto allontanarsi la speranza di avere una propria classe, hanno fatto si che gli studenti che, con voglia di studiare, hanno scelto un liceo (nel mio caso lo scientifico) si ritrovino ad affrontare degli studi di qualità pessima, dove i requisiti minimi sono sempre più bassi perchè dettati dal mondo del lavoro. Un tempo i licei erano luoghi di cultura e di confronto, dove si creava una "base solida", fondamenta resistenti per una casa che poi si sarebbe costruita con l'università. Oggi, invece, i licei sembrano sempre più tesi a formare gli studenti per un futuro lavoro, non si studia perchè si ha voglia di arricchirsi e di conoscere ma perchè un domani si dovrà poter mantenere una famiglia. E se io ho voglia di conoscere e studiare, ancora in modo approfondito, per un mio desiderio di conoscenza e per poter scegliere un lavoro che mi piaccia, non dettato da necessità, cosa devo fare? No lo so...E a tutto questo "schifo" creato dalla riforma Gelmini si aggiunge la stupidità e l'ignoranza di questi teppisti che credono di diventare eroi facendo raid notturni nelle scuole e facendole restare chiuse per qualche giorno, creando danni irreversibili a tutti noi. Per questo, non dobbiamo gioire quando ci viene detto che la scuola resta chiusa, cerchiamo di pensare alle conseguenze che questo provoca e cerchiamo di fare qualcosa affinchè questi "giochetti" non avvengano più, bisogna far capire a questi teppisti che non ci fanno un favore facendo chiudere la scuola, ma un grande danno, che sommato ai danni fatti dalla riforma ci "butta a terra" e buttando a terra noi, butta a terra la società del futuro.

Benedetta Canfora