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Back Sei qui: Home Politica Tutte le Notizie Internazionale DDL intercettazioni. Interviene l'ONU: rischio dittatura

DDL intercettazioni. Interviene l'ONU: rischio dittatura

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Ginevra (CH) - Le Nazioni Unite intervengono con una nota. Chiedono che il decreto venga ritirato o cambiato ed annunciano ispezione nel 2011 per verificare lo stato di fatto della libertà di stampa. La notizia è di quelle che ti lasciano sotto shock, eravamo abituati alle ispezioni in Kosovo, in Iraq, Iran, Afganistan, ma non 

nella civilissima Italia. La questione è stata sollevata dal relatore speciale sulla libertà di stampa Frank La Rue che in un comunicato chiede al Governo italiano di abolire o modificare il dll perché "se adottato nella sua forma attuale può minare il godimento del diritto della libertà di espressione in Italia". 
Un testo scarno ma allo stesso tempo inquietante che prospetta una situazione come quella descritta per i cosiddetti Stati canaglia. Quei paesi che non rispettano i dettati delle Nazioni Unite. Una presa di posizione, quella dell'ONU, che ha lasciato di stucco il Ministro degli Esteri Franco Frattini che su Repubblica si dice "fortemente sconcertato e sorpreso per la posizione del rappresentante dell'ONU" e ribadisce che il parlamento italiano è sovrano. Poi Frattini attacca: comunque "le proposte di legge vanno prima lette". Insomma, secondo il titolare della Farnesina il commissario dell'ONU sarebbe impreparato sul testo del disegno di legge che in Italia ha portato allo sciopero del 90% dei giornalisti ed ad una frattura profonda nella coalizione di governo. Gianfranco Fini, infatti, è da molti giorni che mostra scetticismo sul DLL e Generazione Italia anche su FaceBook, attraverso suoi esponenti, ha manifestato apertamente il dissenso verso la cosiddetta legge bavaglio.  
Ma il commissario Onu va oltre ed in una nota, molto diplomaticamente, "auspica un dialogo tra l'ONU ed il governo italiano. La Rue sottolinea anche la sua consapevolezza che il disegno di legge punta alla protezione della privacy in materia di intercettazioni in fase di indagini giudiziarie, ma "nella forma attuale non costituisce una risposta adeguata a tali preoccupazioni e pone minacce per il diritto alla libertà di espressione".  
Secondo il disegno di legge 1415, ricorda la nota, chi non è accreditato come giornalista professionista può essere condannato alla reclusione fino a quattro anni per la registrazione di qualsiasi comunicazione o conversazione senza il consenso della persona coinvolta e la diffusione di tali informazioni. "Una sanzione così severa - ha sottolineato l'esperto - minerebbe seriamente il diritto di tutti gli individui a cercare e comunicare informazioni, in violazione della Convenzione internazionale sui diritti civili e politici, di cui l'Italia è parte". 
La Rue ha inoltre espresso preoccupazione per la prevista introduzione di una sanzione per i giornalisti e gli editori che pubblicano materiale intercettato prima dell'inizio di un processo. "Una tale punizione, che include fino a 30 giorni di carcere e una sanzione fino a 10mila euro per i giornalisti e 450mila euro per gli editori, è sproporzionata rispetto al reato", ha affermato. Inoltre, "queste disposizioni possono ostacolare il lavoro dei giornalisti di intraprendere giornalismo investigativo su questioni di interesse pubblico, quali la corruzione, data l'eccessiva durata dei procedimenti giudiziari in Italia, sottolineata a più riprese dal Consiglio d'Europa", ha osservato La Rue.