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Politica

A Torino incontro docenti-studenti sul DLL Gelmini

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Torino, è prevista per giovedì 2 luglio un'assemblea organizzata dal coordinamento precari del Politecnico. Non accenna a fermarsi l'onda dell'opposizione alla nuova legge sull'Università italiana che non convince gli operatori universitari. Dopo Cassino, Parthenope e Unisannio, arriva anche il prestigioso ateneo piemontese. 

"Al Politecnico, come in tutte le universita' italiane, a settembre molti insegnamenti potrebbero non partire regolarmente" recita una nota del coordinamento rivolta agli studenti. I ricercatori universitari si chiedono "come mai al Politecnico, che ha la fama di Universita' seria, che, secondo una recente classifica del Ministero, e' addirittura la seconda Universita' virtuosa d'Italia, si e' creata una simile situazione". Per capire che cosa stia succedendo occorre innanzitutto sapere che quelli che gli studenti, vedendoli in aula davanti ad una lavagna, chiamano comunemente professori in realta' sono spesso dei ricercatori o dei "ricercatori" a contratto (assegnisti, borsisti, "precari della ricerca" per definizione, ed anche dottorandi per esercitazioni e laboratori). I ricercatori ed i precari, per legge, non sono obbligati a tenere degli insegnamenti. In questi anni lo hanno fatto con grande senso di responsabilita' per permettere al Politecnico, e all'Universita' italiana in genere, di mettere a disposizione degli studenti un'offerta formativa ampia e completa. "Dal prossimo anno molti ricercatori ritireranno la loro disponibilita', tornando a fare principalmente attivita' di ricerca, come previsto dalla legge - continua la nota -. Molti precari rinunceranno agli insegnamenti che normalmente gli venivano retribuiti, con un'ulteriore perdita di salario, pari a piu' di una mensilita'. L'iniziativa, presa in modo sofferto, ha lo scopo sia di dare un forte segnale di dissenso contro il disegno di legge di riforma dell'universita', noto ai piu' come disegno di legge Gelmini, sia, per i ricercatori, quello di ottenere il pieno riconoscimento del loro ruolo docente".

Cosa contestano i ricercatori precari?.  Il fatto che venga prospettata una riforma in assenza di adeguati finanziamenti per l'Universita'; la ridefinizione dei ruoli e della composizione del Senato Accademico e del Consiglio di Amministrazione che ridurra' la democrazia negli atenei; l'abolizione della figura del ricercatore universitario e l'istituzione di una nuova figura di ricercatore a tempo determinato che "scade" doposei anni. "Questo fatto e' gravissimo - sostengono i ricercatori -, perche' da un alto disconosce totalmente il lavoro fino ad ora svolto dai ricercatori, dall'altro sancisce un aumento inaccettabile della precarizzazione nell'accesso alla carriera  universitaria: una parte consistente dei futuri professori saranno persone che potranno svolgere questo compito per soli sei anni, dopo i quali dovranno "riciclarsi" sul mercato. Con uno spreco enorme di risorse".

I ricercatori, i precari, e molti professori che appoggiano la protesta, ritengono che un'universita' senza finanziamenti, il cui consiglio di amministrazione sia in mano a politici e rappresentanti di enti esterni, ed i cui dipendenti siano in numero considerevole precari non possa essere migliore di quella attuale.

"La posta in gioco, ovvero la tutela del diritto allo studio e la difesa della liberta' di insegnamento e di ricerca, sanciti dalla costituzione, e' veramente alta". Concludono i ricercatori del Politecnico.