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Back Sei qui: Home Città Tutte le Notizie Benevento Eventi CROGIOLO DI LINGUE E CULTURE ALL’ ETHNOI FESTIVAL DI SAN MARCO DEI CAVOTI

CROGIOLO DI LINGUE E CULTURE ALL’ ETHNOI FESTIVAL DI SAN MARCO DEI CAVOTI

Ethnoi
Ethoni2
San Marco dei Cavoti (BN) - Per il quarto anno consecutivo San Marco dei Cavoti, paese situato al confine tra Campania, Puglia e Molise, è stato teatro della manifestazione "Ethnoi-Festival delle minoranze culturali ed etnolinguistiche".
L'iniziativa vide la luce diversi anni orsono nel piccolo centro irpino di Greci ad opera del CEIC (Centro Etnografico Campano). Col passar degli anni la manifestazione assunse sempre maggiore valore fino ad ottenere numerosi riconoscimenti a livello istituzionale. VIDEO
L'evento, quest'anno tenutosi nei giorni tra il 25 e il 29 aprile, si è sviluppato attraverso dibattiti, convegni, mostre e musica etnica.
Obiettivo primario degli organizzatori è da sempre quello di focalizzare l'attenzione sulle tradizioni dei linguaggi e della cultura orale in genere (prevalentemente attraverso i canti e i suoni) attualmente ancora non contaminate e dunque che preservano la propria originaria genuinità.
Un esempio emblematico sono le minoranze linguistiche Franco-Provenzali ed Arbëreshë, vere e proprie miniere della memoria culturale del tempo che fu e fortemente rievocate nella manifestazione di San Marco.
Non ripercorreremo l'intero programma della cinque giorni (peraltro consultabile sull'ottimo sito www.ethnoi.it) per ovvie ragioni, ma ci soffermeremo sulla giornata conclusiva, domenica 29 aprile, che ha visto l'esibizione di due gruppi locali, la Takkarata (di Fragneto Monforte) e il gruppo di Mario Cerchione (di Mercogliano) introdotti, negli accoglienti locali della Fondazione Iacocca, dal Sindaco Francesco Cocca e dal presidente della manifestazione, prof. Ugo Vuoso.
Subito dopo il responsabile del gruppo la Takkarata, sig. Nino Capobianco, ha illustrato con certosina cura di particolari il percorso artistico e culturale del suo gruppo, la Takkarata, di Fragneto Monforte (BN), sorto nel 1969.
Il gruppo si ispira ai movimenti spontanei che, tra la fine dell'ottocento e gli inizi novecento, erano soliti formarsi nelle rappresentazioni carnevalesche locali. Molto interessante il passaggio di Capobianco quando ha sottolineato come l'uso del termine folkloristico non sempre viene percepito nel suo senso più positivo, alludendo ovviamente all'errata riduzione dello stesso all'insieme di manifestazioni (sagre paesane, cerimonie ludiche, melodie sdolcinate e consumistiche) che ne sono una componente, ma che non ne possono e debbono esaurire le finalità primarie. La relazione di Capobianco continua con la spiegazione del nome Takkarata, che proviene da "taccaro" (bastone). I taccari altro non sono se non ramoscelli di ulivo lasciati per lungo tempo ad essiccare e stagionare e che produrranno un suono unico e caratteristico durante le esibizioni nel momento in cui verranno percossi l'uno contro l'altro.
A seguire ha preso la parola Mario Cerchione, responsabile e portavoce del gruppo di Mercogliano, meglio conosciuto come il gruppo della Zeza, depositario di quello straordinario tesoro storico culturale che è appunto la canzone della Zeza. Fatta la doverosa e puntuale presentazione del suo gruppo e delle finalità da esso perseguite, Cerchione si è soffermato sulla grande voglia di riscoprire e tramandare la tradizione del suono e del canto arcaico, da sempre alla base dei loro spettacoli.
Dopo i vari momenti di presentazione si è passati all'esterno, in piazza, ove i due gruppi finalmente hanno dato vita all'esibizione dei propri spettacoli. E' stato un vero e proprio tripudio di suoni e colori ad accompagnare rispettivamente il ballo della Takkarata e la canzone della Zeza.
Durante l'esibizione della Zeza, il pensiero è volato velocemente a due persone che hanno dedicato le proprie vite alla scoperta e alla trasmissione delle tradizioni popolari, l'etnomusicologo americano Alan Lomax e l'attore e regista italiano Pier Paolo Pasolini. L'uno con il suo immenso ed unico archivio musicale e l'altro attraverso la sua produzione cinematografica.
In particolare Pasolini nel suo ben noto film Decameron, girato nel 1971, usa frequentemente alcune delle registrazioni di Alan Lomax. E tra esse, ad un'attenta analisi, si riconosce immediatamente ad inizio film, proprio la Zeza di Mercogliano (...Io vengo a Campanariello co la mazza e co l'aniello...).
Il canto originale così come il gruppo di Mercogliano lo esegue e così come il Lomax lo registrò nel 1955 nel suo viaggio in Italia, è conservato presso l'Accademia musicale Santa Cecilia in Roma. Precisamente è inserito nella raccolta 024 T - Brano N. 086 – La Zeza – Prologo ed è fruibile sul web per i primi 40 secondi, sul sito dell'Accademia nella sezione Bibliomediatica.