IL CANTO DI FELICE CRISTINO, NELLA RACCOLTA “SON SEI SORELLE”, DI ROBERTO DE SIMONE
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- Pubblicato Venerdì, 25 Gennaio 2013 09:10
- Scritto da francesco cardinale
Felice Cristino, meglio conosciuto , in paese, come "zi'Filìci Pannucciéddru", è il protagonista di uno dei brani cantati e, per di più, anche di alcune pagine del libro.
Dal suddetto estrapoliamo l'introduzione: "Esemplare testimonianza di canto politico, che in Irpinia vanta l'appartenenza a una produzione tradizionale, esprimente un acceso dissenso contadino contro il potere dei ricchi e contro il fascismo. L' esecutore ci ha informato che egli, durante la campagna elettorale relativa al referendum politico del due giugno 1946, compose il brano, in cui dichiarava anche la sua fede di fervente comunista. Chiaramente, egli aveva sovrapposto dei versi di sua creazione a moduli melodici preesistenti, il che rientra in normali prassi compositive del mondo popolare, comune ai contadini e ai pastori. Nel brano sono menzionati diversi personaggi borghesi del mondo montecalvese, sui quali si appuntano le caustiche espressioni di tradizionale ironia, di discendenza carnevalesca".
Nel ricordare quell'evento, e la registrazione dei canti che ne seguì, il Siciliano, all'epoca dei fatti, scriveva: Lui (Roberto De Simone) aveva avuto modo di ascoltarli, tramite l'amico comune Russo, e si era dichiarato interessato ad alcuni di essi,in particolare quelli cantati da Felice Cristino, "Pannucciéddru", e aveva espresso il desiderio di volerli registrare a sua volta, nell'ambito della ricerca che sta conducendo attualmente sui canti popolari nell'Irpinia e nella Campania.
Nella suddetta pubblicazione figura solo uno dei componimenti registrati durante tale seduta, e cioè il "Canto comunista del 1946", il cui titolo, per l'occasione, è stato cambiato dal musicologo in "Compagni, il due giugno". Non è da escludere che altro materiale registrato possa venire pubblicato, dal maestro, in successive raccolte.
Roberto De Simone rimase particolarmente colpito dal nostro compaesano Felice Cristino, tanto da ritornare qualche tempo dopo, sul posto, con il figlio di costui (il rag. Michele Cristino), per degustare un piatto tipico delle nostre zone: la "ciampotta", altrimenti detta anche "ciamputtella": trattasi di un gustoso stufato a base di diverse verdure, come: patate, zucchine, pomodori, fagiolini, aglio, sedano.
Successivamente, domenica 3 giugno 2007, De Simone pubblicò un articolo dedicato a Felice Cristino sul giornale il Mattino di Napoli.
Ultimamente, continuando la nostra ricerca, abbiamo registrato alcuni canti eseguiti da Maria e Mariantonia Fioravanti, ed abbiamo riscontrato che la cantata pubblicata dal De Simone è tutt'ora presente nei ricordi degli anziani del paese. Il video che segue ne è una dimostrazione: le sorelle Fioravanti intonano, insieme, il brano incluso nell'opera in oggetto. Nello stesso video eseguono anche il canto di Angelica, una delle canzoni registrate da Roberto De Simone e non ancora pubblicata.
Ai fini di tutta la ricostruzione, grande rilevanza ha l'anziana signora Mariantonia Fioravanti: infatti fu costei a passare al Cristino il canto di "Angelica". Questo canto risalirebbe al 1719, come riportato nell'ultima delle 107 quartine, ed è tutt'ora al vaglio di studiosi del luogo, tra cui il Siciliano, il quale, a tal proposito, scrive : Trascritto a Montecalvo Irpino nel 1949 dalla contadina Antonia Fioravanti, classe 1928, sotto dettatura di suo nonno cantore, Giuseppe Fioravanti, contadino e pastore, 1874-1970; canto da me registrato il 12 aprile 1990, grazie all'informatore Felice Cristino, contadino, classe 1921, che mi cantava le prime 24 quartine. Ritrascrizione da me avviata nel 1993 e ultimata nel 1996. È un canto magico-religioso con la narrazione di un amore contrastato e un travagliato percorso iniziatico. I personaggi sono 11 e i luoghi interessati, oltre all'Italia, sono: i pianeti Mercurio e Giove, come luoghi immaginari visitati dal cantore nel suo viaggio cosmico; Schiavonia, l'antica Slavonia, in dialetto irpino Shcavunìja, che nei secoli passati era la Dalmazia e più precisamente la Bosnia, luogo assegnato dalla maga a Giovanni, come prova da superare; Turchia, terra lontana, metafora o parallelismo col luogo di nascita di Giovanni, innamorato di Angelica.
È interessante, a questo punto, cercare di dedurre se l'Angelica rappresentata nel canto del nonno di Mariantonia Fioravanti costituisca un personaggio originale o si debbano rilevare eventuali similitudini con l'Angelica dell'"Orlando Furioso" dell'Ariosto o con l'Angelica protagonista del "Rinaldo" del Tasso per poter evincere che a portarlo in Montecalvo furono i cantastorie dell'epoca i quali, nelle loro esibizioni, erano soliti declamare i classici del passato.
Questo autorizzerebbe a concludere che si tratti di uno scritto riadattato alle vicende del paese in quei tempi.
Foto: Angelo Siciliano